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Maxi Dylan Dog 2007, Meteoropatia - Il dono degli Hurlington - Gli abitatori dell' abisso

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V.M.
view post Posted on 18/11/2007, 16:21




MAXI DYLAN DOG 2007
Copertina: Angelo Stano

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METEOROPATIA
Soggetto e sceneggiatura: Luigi Mignacco
Disegni: Montanari & Grassani

IL DONO DEGLI HURLINGTON
Soggetto e sceneggiatura: Giancarlo Marzano
Disegni: Montanari & Grassani

GLI ABITATORI DELL' ABISSO
Soggetto e sceneggiatura: Pasquale Ruju
Disegni: Montanari & Grassani



Ecco come altrove avevo commentato la pubblicazione:


SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER

METEOROPATIA
A meno di un mese da “I ricordi sepolti”, questo Mignacco-bis convince ancor meno del precedente e ci offre una storiella tanto banale e fantasiosa da risultare stucchevole. E’ un fumetto che di dylaniato ha ben poco e che presenta un plot quasi infantile: un’ improbabile inondazione flagella Londra; Bloch, stavolta più credulone del solito, chiede aiuto al suo old boy per indagare su un tizio che sembra essere in grado di controllare il clima e prevedere le stragi dei giorni successivi; peggiorata la situazione metereologica Dylan, assieme ad un gruppo di superstiti, riesce a smascherare l’ artefice del disastro: si tratta di un sedicente scienziato che ha venduto delle parabole satellitari in grado di captare le onde emotive degli acquirenti (fra i quali abbiamo un irriconoscibile Groucho) e di utilizzarle per influenzare il clima; il nubifragio era dunque stato la giusta punizione per l’ ingiustificata depressione, il malanimo e il caratteraccio dei londinesi.
Ma come mai il sole a poco a poco torna a splendere ed il piano dello scienziato fallisce miseramente? La morale della favola è univoca ed utopistica (ma soprattutto sdolcinata): la gente in fondo è buona e nel momento del bisogno riesce a ritrovare la gioia di vivere.
Dopo aver letto “Meteoropatia” riesce difficile ricordare che una volta, sempre con Mignacco, Dylan Dog affrontava conigli rosa che facevano a pezzi le loro vittime in un tripudio di splatter; o che appena qualche mese fa (“Marty” di Sclavi) lo stesso Dylan Dog si confrontava con le difficoltà della vecchiaia e della malattia.
Eppure i difetti più evidenti dell’ opera riguardano la sceneggiatura e sono la scarsa credibilità dei dialoghi (troppo sentenziosi) e la pessima caratterizzazione di alcuni dei personaggi. E’ sufficiente un solo esempio: Dirty Dog, giovane teppistello di colore a metà strada fra il rapper e il metrosexual, che con il suo fastidiosissimo slang (“Così mi piaci, cugino Dylan!”) ed il suo frettoloso passaggio dai “cattivi” ai “buoni” non può che essere considerato una patetica macchietta.
Fortunatamente sono più riuscite le figure del frustrato meteorologo Tim Thompson e del simpatico Archie Leap (spassosissime alcune sue perle di saggezza: “…la sola vista di tutta questa natura piena di vita mi fa venir voglia di suicidarmi!”; “Io non amo nulla e nessuno, vecchio mio! Sono uno scrittore maledetto e odio tutto e tutti.”; “Adoro i supermercati! Questi templi della moderna religione dei consumi, questi non-luoghi in cui puoi trovare tutto e, soprattutto, dove puoi trovare il nulla!”).
“Meteoropatia” è una storia men che mediocre che conferma la tesi per la quale quella di relegare al Maxi i lavori non ritenuti degni di pubblicazione sulla serie regolare sarebbe una precisa scelta editoriale.

IL DONO DEGLI HURLINGTON
Una storia accettabile e con un soggetto niente male, ricca di idee interessanti ma ridimansionata da qualche ingenuità di troppo (forse dovuta all’ inesperienza di Marzano) e da una sceneggiatura spesso mal calibrata.
La carne al fuoco è tanta: un maniaco mascherato che mantiene in cattività alcune ragazze per seviziarle e all’ occorrenza ucciderle; un videoregistratore che prevede le sciagure a vantaggio di chi lo possiede; la ricerca dell’ erede di una defunta amica sensitiva della Trelkovski.
I tre casi apparentemente indipendenti finiscono per intrecciarsi: con il videoregistratore Dylan aiuterà Bloch ad anticipare le mosse del maniaco; l’ origine delle strane “qualità” dell’ apparecchio sta nel fatto che esso si trovava nello stesso stabile nel quale era vissuta e morta la vecchia sensitiva; l’ erede di quest’ ultima abita vicino all’ abitazione del maniaco.
Sarà pure un intreccio alquanto forzato, ma lo si segue con piacere e divertimento anche grazie a qualche ottimo spunto. Due esempi: l’ inaspettata e raggelante morte di Eric immediatamente successiva alla descrizione della sua serena vita coniugale; il trucco narrativo con il quale Marzano confonde il lettore portandolo a dare per scontato che l’ assassino sia l’ erede della sensitiva e non quello vero, ovvero l’ agricoltore che aveva contattato Scotland Yard per denunciare il ritrovamento del primo cadavere.
I dialoghi non rendono giustizia alla brillantezza del soggetto, tant’ è che Marzano riempie spesso i balloon di frasi tipiche dei personaggi (quasi per ostentare la propria conoscenza del mondo dylaniato) e di concetti che sarebbero stati facilmente deducibili anche osservando le sole immagini: se Groucho finalmente torna a far ridere, Dylan e Bloch parlano troppo nonché spesso a sproposito e lo sproloquio della Trelkovski sul “dono” è lungo e inutile.
“Il dono degli Hurlington” non solo è la migliore delle tre storie offerte dal Maxi 2007, ma è anche l’ unica che ne giustifichi l’ acquisto per un non-collezionista.
Marzano è forse ancora acerbo, ma matura albo dopo albo: le sue ultime due prove sfiorano entrambe la sufficienza e in ogni caso divertono e intrattengono senza troppe pretese e troppi fronzoli.

GLI ABITATORI DELL’ ABISSO
“Gli abitatori dell’ abisso” rispecchia la qualità media tanto delle storie di Ruju, quanto di quelle dei Maxi. Un’ opera trascurabile, scritta senza uno straccio di idea originale ed incapace di risvegliare interesse nel lettore. Un lavoro palesemente di routine che comunque, viste le bassissime aspettative di chi acquista la corposa collana annuale, fila via senza troppo danneggiare l’ immagine del personaggio.
La Terra che si ribella all’ uomo, una razza eletta che vive nel sottosuolo, una miniera maledetta. Non solo sono temi ampiamente abusati, ma Ruju riesce persino ad imbastirvi un quasi-monologo di ben 11 pagine nel quale lo squinternato geologo Stalker fra deliri e improbabili spiegazioni cerca di descrivere a Dylan i misteriosi avvenimenti di Northenley; la svogliatezza in fase di sceneggiatura impedisce all’ autore di escogitare uno stratagemma per raccontare gli eventi in modo più accativante.
Eccezion fatta per il geologo di cui sopra, gli altri personaggi sono nel complesso credibili: Paulette assume Dylan per proteggere il marito dai “mostri” che vivono negli abissi di Northenley; suo marito Jack McGregor è il minatore che ha organizzato un’ occupazione della miniera per protestare contro la decisione della compagnia mineraria di licenziare i propri dipendenti; infine sono poco più che comparse il violento ed impulsivo Buck (collega di McGregor), l’ ispettore Fitzgerald e il signor Herman. Nel finale si apprende che è proprio quest’ ultimo ad aver deciso per conto della compagnia mineraria di mettere in comunicazione la nuova miniera con quella vecchia, chiusa anni prima a causa del verificarsi di “strani” incidenti: è per questo che i “mostri” erano tornati a spaventare (e uccidere) i minatori di Northenley.
Come sempre il ricco imprenditore (Herman) si rivela il cattivone-senza-scrupoli e, al contrario, il credulone esaltato e incompreso (Stalker) si trasforma in salvatore della patria: da buon kamikaze, infatti, il logorroico geologo pur di non darla per vinta agli abitatori dell’ abisso si lascia esplodere nel cuore della miniera infestata.
Una storia priva di sorprese dalla prima all’ ultima pagina: all’ esistenza dei “mostri” (creature che i disegni di Montanari & Grassani rendono a dir poco ridicole) si crede da subito e il finale aperto sembra dovuto più a pigrizia intellettuale che ad altro.
Ruju sa essere un ottimo sceneggiatore, ma quando nello scrivere mette da parte persino l’ impegno difenderlo dev’ essere un’ impresa ardua anche per il più ferrato degli avvocati.

FINE SPOILER FINE SPOILER FINE SPOILER FINE SPOILER

Complessivamente:
Il Maxi 2007 offre, come quello del 2006, una storia accettabile e due fra le peggiori dell’ annata dylaniata. La già pessima reputazione della testata è affossata dai disegni di Montanari & Grassani, che ogni anno sembrano perdere colpi; le immagini sono troppo statiche e il numero di tavole tirate via ormai cresce esponenzialmente. Il gap qualitativo che separa le loro ultime prove dai capolavori che il duo firmava in quantità industriale fra il 1986 e il 1994 è ormai notevole.
Con la nascita del Color Fest e con il ritorno del Gigante a più storie del Maxi non si sente più l’ esigenza: un eventuale abolizione della testata sarebbe probabilmente accolta con gioia (o quanto meno con indifferenza) dalla maggior parte dei lettori dylaniati_


V.M. (vietato ai minori)
V.M. -dal 1986-
 
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