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#254 Vite in gioco

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V.M.
view post Posted on 29/11/2007, 00:41




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#254 VITE IN GIOCO
Soggetto e sceneggiatura: Bruno Enna
Disegni: Nicola Mari
Copertina: Angelo Stano



Ecco come altrove ho commentato l' albo:


Bruno Enna manca ancora una volta l’ obiettivo.
Ed è un vero peccato perché la cura con la quale rifinisce ogni albo, la padronanza delle tecniche del mestiere e lo sforzo di cercare il consenso del pubblico dylaniato fino ad ora sono stati evidenti più o meno in tutti i suoi lavori per l’ Indagatore dell’ incubo.
Se “Il guardiano del faro” tentava di rivisitare e riproporre alcune delle allucinate atmosfere del primo Dylan sclaviano, “Vite in gioco” prende le distanze dai capolavori del passato avvicinandosi piuttosto alle interpretazioni recenti del personaggio (da quella della Barbato a quella del miglior Ruju).
L’ albo del mese è forse il più convincente fra quelli scritti da Enna, ma per una serie di ragioni -alcune attinenti al soggetto, altre alla sceneggiatura- non riesce ad ergersi al di sopra della mediocrità.

SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER

L’ elemento horror è del tutto assente.
Siamo infatti di fronte ad una storia d’ azione con risvolti noir: Bloch è pestato da Ike, ex-agente di Scotland Yard, e Dylan entra nel giro degli incontri clandestini per far luce sulla vicenda. Se in molti albi gli iniziali aspetti soprannaturali del plot sono “razionalizzati” nel finale, qui invece nel corso delle 94 pagine non c’ è alcun momento nel quale il lettore possa anche solo dubitare dell’ estremo realismo del racconto. Ed è un racconto freddo, crudo e privo di ironia.
I comportamenti di Bloch, Groucho e Dylan non sono coerenti con i rispettivi personaggi.
Il primo ha sempre amato il suo “old boy” come un figlio, ma senza esitazioni gli chiede di infognarsi a puro titolo di amicizia in un’ indagine pericolosa e a lui poco adatta. Groucho più che a sparare freddure si dedica a curare l’ ispettore e a raccontargli in modo serio e approfondito i progressi del suo capo. Dylan, infine, si comporta da vero “duro”: risponde in modo pronto e tagliente al barista del Ring Club (“Qualcosa da bere, amico?” “Niente di alcolico.” “Qui è alcolico anche quello che respiri.” “Allora un bicchiere d’ aria. Voglio tenermi leggero.”), affronta energumeni ben più allenati di lui con prontezza di riflessi e percorre stretti cunicoli senza badare alla claustrofobia. Nel finale il suo cinismo (notato anche da Bloch) stupisce e spaventa: di fronte ad un Ike in coma e “ridotto ad un vegetale” egli afferma che “talvolta il destino non ha solo il senso dell’ umorismo, ma anche quello della giustizia”.
Il soggetto è interessante e ben struttutato, ma i colpi di scena non sono poi così inaspettati.
La bella e sfuggente Hilary, baby-sitter della famiglia di Ike, lascia trapelare qualche indizio solo grazie all’ insistenza di Dylan: il sospetto di una suo collegamento con le lotte clandestine è inevitabile; lo stesso Ike è il fulcro dell’ intera storia, quindi crederlo morto e vittima di un’ organizzazione malavitosa risulta difficile. E’ in realtà lui che, privo di ogni scrupolo morale, ha liberamente scelto di abbandonare una monotona vita familiare per potersi immergere a tempo pieno nell’ ebbrezza dell’ “Inferno dei vivi”. Eppure è proprio la sua fedele Hilary a tradirlo: lei, al contrario, stufa della violenza alla quale è stata abituata fin dall’ infanzia ed affezionatasi ai figli di Ike, desidera la serenità e la calma di una vita normale.
La sceneggiatura è accurata, ma i dialoghi sono ancora una volta troppo letterari.
Da un lato abbiamo infatti un’ ottima gestione delle inquadrature e del ritmo nelle varie sequenze (degni di nota soprattutto la continua ripetizione della vignetta con il sorriso di Ike ed il sensazionale flash-forward finale con Dylan che entra nella sua mente): finalmente Enna incalza il lettore lasciandosi alle spalle i soporiferi polpettoni alla “I cerchi nel grano”. Dall’ altro, purtroppo, “Vite in gioco” è pieno di inutili frasi ricercate, poco adeguate al tema trattato e messe in bocca a personaggi sbagliati; mi riferisco principalmente alla descrizione degli avventori del Ring Club (“Disperati, sull’ orlo di un abisso, che scoppiavano di ricordi purulenti e colpivano ringhiando i simulacri delle loro mogli e dei loro padri.”) e ai frutti dell’ inedita vena poetica di un Bloch intento ad ammirare i raggi del sole. Sono frasi che non hanno alcuna funzione nel racconto e che, al contrario, lo rendono meno credibile e appesantiscono inutilmente la lettura.

FINE SPOILER FINE SPOILER FINE SPOILER FINE SPOILER

“Vite in gioco” è un albo ben scritto e coinvolgente, ma la sua eccessiva razionalità tradisce le caratterizzazioni originarie dei personaggi della serie; la storia inoltre emoziona poco e non lascia il segno come avrebbe dovuto.
Enna a tre anni e mezzo dall’ esordio dylaniato si sforza ancora di sintonizzarsi sulla giusta frequenza dell’ Indagatore dell’ incubo; la sua ricerca non sembra essere giunta al termine, ma un modo di narrare più spontaneo e un po’ meno pretenzioso lo aiuterebbero a raggiungere risultati più soddisfacenti_


V.M. (vietato ai minori)
V.M. -dal 1986-
 
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