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Albo Gigante #16, L' assedio di Sand Manor - Cuore di zombie - Il dogma - Febbre di ghiaccio

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V.M.
view post Posted on 29/11/2007, 01:03




ALBO GIGANTE #16
Copertina: Angelo Stano

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L' ASSEDIO DI SAND MANOR
Soggetto e sceneggiatura: Giancarlo Marzano
Disegni: Giovanni Freghieri

CUORE DI ZOMBIE
Soggetto e sceneggiatura: Alessandro Bilotta
Disegni: Daniele Bigliardo

IL DOGMA
Soggetto e sceneggiatura: Paola Barbato
Disegni: Giampiero Casertano

FEBBRE DI GHIACCIO
Soggetto e sceneggiatura: Bruno Enna
Disegni: Antonio De Luca



Ecco la mia opinione sulla pubblicazione:


SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER

L' ASSEDIO DI SAND MANOR
Il nuovo-vecchio Dylandogone è aperto da Giancarlo Marzano con una storia che dopo appena qualche pagina già si mostra per quello che è: un raccontino con poche pretese e talmente fantasy da risultare poco coinvolgente.
Dopo le interessanti "Il capolinea" e "Il dono degli Hurlington" dallo sceneggiatore ci si aspettava quanto meno un deciso passo in avanti, ma non appena si assiste al comico (ma solo nelle intenzioni) dialogo iniziale fra Sand e il mostruoso demone Darghorr è facile perdere ogni speranza. Per fortuna in fin dei conti il resto della storia non è avaro di sequenze ben più riuscite (le visioni del gemello sensitivo Eric, il Dylan che ex abrupto piazza una pallottola in fronte a Corinne, il risveglio di Sand) e che dimostrano ancora una volta il talento -purtroppo fino ad ora espresso solo in parte- dell' autore.
I vari personaggi che il morente demonologo Desmond Sand ingaggia perchè veglino sul suo cadavere sono delle macchiette litigiose e prive di sentimenti, dal saccente occultista, ai gemelli sensitivi, alla permalosa strega bianca: i loro difetti tali sembrano essere all' inizio e tali rimangono fino al momento in cui ciascuno di loro viene sopraffatto dal malvagio Darghorr. Se si fosse trattato di un film e non di un fumetto si sarebbe potuto dire che gli attori recitano male: la dolce Corinne (la cui vera identità è rivelata solo nel finale) non sembra troppo turbata per la morte del padre; i protagonisti (forse perchè abituati ad avere a che fare con il soprannaturale?) non sembrano scomporsi più di tanto di fronte agli strani eventi che accadono durante la loro permanenza a Sand Manor, nè si curano troppo della morte di Glenn per mano del fratello Eric, improvvisamente uscito di senno: il rappresentare le emozioni dei personaggi in modo credibile sembra improvvisamente diventato un optional.
L' idea del patto con il Diavolo è tutt' altro che nuova, ma nel complesso il finale non dispiace: Corinne è un' incarnazione dello stesso Darghorr e Sand, più vivo che mai, aveva in realtà organizzato una sorta di gioco per divertire il demone e, in caso di vittoria, ottenere la possibilità di guarire dal proprio male altrimenti incurabile.
Il problema principale de "L' assedio di Sand Manor" è la diffusa mancanza di spessore non solo, come si è detto, nella trama e nella caratterizzazione dei personaggi, ma anche nella stessa sceneggiatura (a quanto pare fino ad ora il vero punto debole di Marzano): spesso non si riesce a capire se lo scopo dei dialoghi è far ridere o al contrario spaventare, coinvolgere il fruitore oppure creare distacco fra lui e la vicenda narrata. Insomma, la storia delude a prescindere dallo spirito o dal punto di vista che si adotta nel leggerla.
Neppure lo svogliato ma sempre godibile Freghieri aiuta, anzi, il suo tratto così realistico sembra poco appropriato per l' occasione (mancata).

CUORE DI ZOMBIE
Di fronte alla storia di uno zombie buono che rapisce una ragazzina per darle le attenzioni che i genitori le negano prevedere un finale strappalacrime è praticamente inevitabile. E in effetti è proprio ciò che avviene: lo zombie (in realtà il padre naturale della giovane) muore e Dylan consola la piccola Rory con le solite frasi di circostanza. Per fortuna l' esordiente Bilotta arricchisce un plot così banale con una serie di risvolti interessanti e una sceneggiatura che in 24 pagine e con tanta carne al fuoco sarebbe stato difficile orchestrare in modo migliore. Il linguaggio di Rory è molto spontaneo, tant' è che con poche battute subito si riesce a comprendere il dolce legame fra rapita e rapitore. Sono ben raccontati la love-story della madre della ragazza, il graduale manifestarsi della vera indole del suo malvagio marito (nonchè patrigno di Rory) e la sofferta ma liberatoria decisione di avvelenarlo.
Bigliardo è sempre più bravo: le sue tavole sono estremamente realistiche ma non per questo poco espressive. Se qualcuno sostenesse che al momento è fra i 3 o 4 migliori disegnatori dylaniati non ci sarebbe da scandalizzarsi.

IL DOGMA
La firma della Barbato è garanzia di qualità: "Il dogma" dimostra che l' autrice anche quando non mira al capolavoro è comunque in grado di catturare il lettore e di offrire una buona dose di idee fresche. Paola ha ormai piena consapevolezza delle potenzialità del personaggio, tant' è che sarebbe oggi inutile volerla accusare di aver tradito lo spirito del fumetto: nel bene e nel male il suo Dylan Dog E' il Dylan Dog degli anni '00 e va quindi considerato più un termine di paragone che una semplice interpretazione fra le tante.
Quella de "Il dogma" è una Barbato che sembra tornare alle origini della propria scrittura: la lunga, dettagliata e pseudo-scientifica spiegazione finale (un folle esperimento su se stesso da parte di un altrettanto folle studente universitario) riporta alla mente le fantascientifiche e/o fantasiose conclusioni de "Il sonno della ragione" o de "Il seme della follia". Sono però frutto dell' esperienza guadagnata negli anni la cura riposta nella fluida ed avvincente sceneggiatura e il notevole spessore psicologico che l' autrice attribuisce a tutti i vari personaggi.
Il soggetto (molto buono) è infatti incentrato proprio sulla psiche di Dylan, il quale è più volte vittima di strani svenimenti durante i quali la sua sua anima sembra abbandonare il corpo ed apparire alla Trelkovski. Pian piano ci si rende conto che durante tali "escorporazioni" c' è qualcuno che si impossessa della mente di Dylan cercando di guidarlo verso determinati luoghi (un' istituto universitario) e persone (la giovane e disinibita Julia): si tratta dello spirito di Owen Spears, un geniale studente che con l' aiuto di alcuni colleghi e di un' amica "intima" (la stessa Julia) qualche tempo prima aveva cercato tramite un esperimento scientifico di simulare la propria morte convinto di poter risorgere. L' Indagatore dell' incubo, invitato come testimone per garantire la giusta risonanza mediatica all' evento, si era piuttosto trovato ad assistere al fallimento di Owen e nell' ambito di una sorta di corto circuito aveva rimosso il ricordo di tale esperienza ed aveva "ospitato" nel proprio corpo l' anima dello studente, ormai in stato di coma irreversibile.
E' innegabile che una così stramba trovata finale in parte rovini l' atmosfera e l' equilibrio che la storia sembrava aver raggiunto, ma per fortuna non risulta svilito il vero punto di forza de "Il dogma", vale a dire il modo in cui la vicenda è raccontata: ogni dialogo, ogni avvenimento (anche il più banale: vedere le telefonate di Petunia) è straordinariamente ricco di pathos. I tanti mostri e omicidi di Sand Manor al confronto sembrano avere lo stesso peso di una chiacchierata al bar con gli amici.

FEBBRE DI GHIACCIO
La storia breve che chiude il Gigante è da segnalare per il convincente esordio del disegnatore Antonio De Luca: il suo tratto è per certi aspetti vicino a quello di Roi (soprattutto nella rappresentazione delle ombreggiature), ma risulta comunque riconoscibile, dinamico ed espressivo, nonchè decisamente dylaniato.
Riguardo ai testi "Febbre di ghiaccio" non è altro che una prova di stile. A quanto pare la terza consecutiva da parte di Enna: la retorica che già aveva inutilmente appesantito "Il guardiano del faro" e "Vite in gioco" qui è l' unico collante di un soggetto praticamente inesistente o quanto meno del tutto pretestuoso. Il che non è un male per una storia di 24 pagine, anzi, l' idea di una sorta di poesia sull' Amore ("con la A maiuscola") accompagnata da immagini sembra piuttosto riuscita, pur richiedendo da parte del lettore notevoli sforzi interpretativi. Questo è Enna: prendere o lasciare.

FINE SPOILER FINE SPOILER FINE SPOILER FINE SPOILER

Complessivamente:
Il sedicesimo Dylandogone si presenta in una veste editoriale scadente: fra una storia e l’ altra non c’ è neppure una pagina di distanza, manca del tutto un indice e non serve essere dei critici d’ Arte per notare che la posa di Dylan in copertina è tanto goffa quanto innaturale.
A conti fatti il livello qualitativo medio è accettabile, “Il dogma” è persino una delle storie più interessanti dell’ anno, tuttavia il ritorno al vecchio formato sembra rispondere esclusivamente a mere esigenze editoriali: la notevole quantità di autori, l’ impossibilità per la serie regolare di assorbire l’ intera produzione, la difficoltà di reperire disegnatori stakanovisti disposti a presentare 240 pagine in redazione rispettando le scadenze previste_


V.M. (vietato ai minori)
V.M. -dal 1986-
 
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