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#255 La stanza numero 63

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V.M.
view post Posted on 15/12/2007, 23:49




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#255 LA STANZA NUMERO 63
Soggetto e sceneggiatura: Giovanni Di Gregorio
Disegni: Ugolino Cossu
Copertina: Angelo Stano



Ecco come altrove ho commentato la storia:


L’ esordio sulla serie regolare di Giovanni Di Gregorio sottrae un bel po’ di argomenti a chi (sottoscritto compreso) aveva intravisto nelle precedenti prove dello sceneggiatore qualche sprazzo di sana genialità.
L’ albo del mese è infatti l’ ennesimo esempio di storia interamente architettata in funzione di un colpo di scena finale. Colpo di scena che è a sua volta il solito escamotage per giustificare e (tentare di) rendere tollerabili l’ inconsistenza del soggetto, l’ assurdità degli avvenimenti raccontati e le varie incongruenze della trama. A ben vedere anche “Il passo del gambero” e “Il vampiro dei colori” erano incentrate sulla sorpresa finale, ma l’ ottima atmosfera creata dalla prima e la brevità della seconda avevano in quei casi reso più apprezzabile il lavoro dello stesso Di Gregorio.

SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER

“La stanza numero 63” non è altro che un gioco dell’ oca. Lo si scopre a pagina 93.
Ogni sala del capannone dei “Goose studios” (la location della storia) era una casella; i vari personaggi (l’ assassino, Jane, Bloch, Dylan, Groucho, La Morte) erano le pedine; le loro continue sparizioni e riapparizioni da una zona all’ altra del capannone e i loro incontri casuali erano la conseguenza del lancio di due dadi e delle penalità nelle quali i giocatori (sei ragazzi) incorrevano nel corso della gara.
Idea geniale? Metafumetto? O piuttosto un modo come un altro per sbeffeggiare il lettore riproponendogli l’ abusato “ogni evento raccontato prima d’ ora era frutto della fantasia di Tizio e Caio”? La risposta è principalmente soggettiva, ma che un tale colpo di scena sia tutto fuorchè originale è fuori discussione.
Il successo o l’ insuccesso di un’ opera così strutturata è troppo strettamente legato alla maggiore o minore sensibilità alle sorprese di chi la fruisce: conscio di ciò Di Gregorio infila qua e là qualche spunto di riflessione per dare più chiavi di lettura alla storia e accrescerne lo spessore. Il tentativo è riuscito solo in parte: la critica ai personaggi stereotipati (per bocca dei burattini nella stanza chiamata “Teatro”) viene mossa proprio in un albo nel quale i protagonisti sono talmente piatti da sembrare per davvero delle pedine in balia del caso (che ciò sia frutto di una precisa scelta dell’ autore non è da escludere, ma è tutto da dimostrare); l’ apologia finale dei giochi da tavolo, ritenuti preferibili rispetto ai videogiochi perché questi ultimi “non lascia(no) spazio all’ immaginazione” e “ti mostra(no) già tutto” non solo ha il peso di un pistolotto fine a se stesso, ma per giunta non ha alcuna attinenza con le restanti 90 pagine dell’ albo. Se l’ intenzione di chi scrive è quella di comunicare un messaggio l’ intera opera deve essere interpretabile alla luce di quel messaggio; qui invece l’ impressione è che Di Gregorio dopo aver scritto una storia che ha la sorpresa finale come unica ragion d’ essere abbia a posteriori cercato di nobilitarla inserendovi il messaggio di cui sopra.
La sceneggiatura de “La stanza numero 63” è di qualità altalenante, il ritmo tutto sommato ci sarebbe, ma l’ apparente mancanza di un filo logico nei vari e rapidissimi cambi di scena alla lunga annoia.
Surrealtà e irrazionalità sono elementi che da sempre trovano spazio nella serie, ma nel caso in questione il problema è che le varie e strambe situazioni nelle quali sono invischiati i personaggi, salva qualche eccezione (la parentesi dei burattini e l’ impotenza della Morte, qui semplice pedina fra le tante), non suscitano alcun interesse: la battuta del commesso che viene decapitato e dice “Non era il caso di perdere la testa” è stata utilizzata almeno in altri 2 o 3 Dylan Dog; le sequenze del museo, del cinema, del cimitero, della prigione, del ponte e molte altre si riducono ad una fuga continua dal mostro di turno o alla ricerca della porta per la stanza successiva.

FINE SPOILER FINE SPOILER FINE SPOILER FINE SPOILER

Insomma, una bocciatura senza riserve? Non proprio.
Intanto i disegni di Cossu (in genere fra i meno apprezzati dai dylaniati) sono qui all’ apice della leggibilità e della minuziosità (siamo quasi ai livelli di “Ombre” o de “Il giorno del giudizio”).
E poi Di Gregorio anche in una prova mediocre come “La stanza numero 63” dimostra di aver colto lo spirito della serie e ricollegandosi più al Dylan chiaverottiano che a quello rujano denota la volontà di sfruttare fino in fondo i mezzi che la testata può offrire. Il risultato questa volta non è stato soddisfacente, ma nonostante tutto sarebbe giusto dare ancora fiducia a chi sceglie una rischiosa sperimentazione preferendola alla grigia routine_


V.M. (vietato ai minori)
V.M. -dal 1986-
 
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Larry Varedo
view post Posted on 1/10/2008, 19:01




Bell'albo, bisogna ammetterlo
 
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celtic girl
view post Posted on 27/8/2011, 15:28




albo stupendo,la regina di cuori è un personaggio riuscitissimo
 
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2 replies since 15/12/2007, 23:49   320 views
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