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Notizie e/o Curiosità, Provo un po’

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Per un pugno di sterline
view post Posted on 25/3/2007, 05:13




Oooh... allora...
Iniziamo con...

L’orsetto Knut abbandonato dalla mamma commuove Berlino



Reuters - Ven 23 Mar

«
BERLINO - La storia dell'orsetto Knut -- un tenerissimo cucciolo di tre mesi dal manto candido -- sta facendo il giro del mondo, dopo aver suscitato molte polemiche in Germania tra gli addetti dello zoo di Berlino, dove ora si trova, e alcuni ambientalisti.

Il cucciolo infatti, dopo essere stato abbandonato dalla mamma Tosca assieme al gemello, è stato praticamente adottato da un addetto dello zoo della capitale tedesca, per evitare che Knut potesse morire, come invece è accaduto al fratello.

Ma alcuni animalisti si sono dichiarati contrari alle cure che lo zoo tedesco rivolge al piccolo orso dicendo che questo atteggiamento rischia di far allevare Knut come un essere umano e non come un animale, e che lo zoo non deve più salvare cuccioli di animali.

"Tenere in mano un orso polare non è corretto anzi rappresenta una vera e propria violazione dei diritti degli animali", ha scritto il quotidiano tedesco Bild citando l'animalista Frank Albrecht.

"Infatti il cucciolo dovrebbe essere lasciato morire", ha aggiunto.

Lo zoo tedesco invece ha detto che l'animale non sarà abbandonato a se stesso . "E' davvero assurdo", ha detto un portavoce.

Knut in pochi giorni è diventato la mascotte della capitale tedesca ed è stato fotografato da Annie Leibovitz come protagonista di una campagna contro il cambiamento climatico.
»

Poi:

Ucraina: uomo più vecchio del mondo consiglia, non sposarsi



ANSA - Mar 20 Mar

«
MOSCA - Il segreto della longevità? Non sposarsi . Ne è convinto Grigori Nestor, ucraino, con i suoi 116 anni l’uomo più vecchio del mondo. Lo scrive il quotidiano Vremia Novostei. Grigori ha visto a luce nel lontano 1891, ed è uno dei rari esseri umani che abbiano vissuto in ben tre secoli. È convinto di dovere la sua lunga vita all’essere scapolo: “Questo mi ha dato una grande resistenza. Molti dei miei compaesani, sposati, non sono sopravvissuti alle dittature, alle guerre e alla povertà”.
»

Là:

Distrugge 17 auto con la gru: “Non avevo messo il freno”



«
Parcheggia una gru di 18 tonnellate lungo una discesa ma si scorda di mettere il freno a mano: distrutte 17 automobili. E' quanto successo a Novosibirsk, in Siberia. Il conducente del pesante mezzo, evidentemente molto distratto, è sceso dalla gru e si è recato a fare delle compere.

Quando è tornato, non vedendo il mezzo dove lo aveva lasciato, ha pensato ad un furto. Guardando poco distante ha notato però un impressionante groviglio d'auto distrutte e ha compreso cosa fosse realmente successo.

Poteva essere una di quelle distrazioni capaci di dare origine ad una vera e propria strage ma fortuna ha voluto che ad aver la peggio fossero soltanto 17 auto. Il pesante mezzo, lasciato con la seconda marcia inserita, ha cominciato a prendere velocità mettendosi addirittura in moto.
»

Ed...

È scattata l’ora legale



ADN Kronos - Ven 23 Mar

«
ROMA - Domenica tutti pronti a spostare in avanti di un'ora le lancette dell'orologio, arriva l'ora legale che sarà in vigore per sette mesi fino al 28 ottobre . Infatti, nel 2001, la Comunità Europea ha stabilito che in ogni Stato membro il periodo dell'ora legale ha inizio all'una del mattino, ora universale, dell'ultima domenica di marzo e termina all'una del mattino, ora universale, dell'ultima domenica di ottobre.

Già nel 1784 Benjamin Franklin, l'inventore del parafulmine, pubblicò sul quotidiano francese Journal de Paris delle riflessioni su come risparmiare energia, ma le sue idee non trovarono seguito. Oltre un secolo dopo nel 1907, l'idea venne ripresa dal britannico William Willet, che riuscì a conquistare la fiducia del governo. Nel 1916 la Camera dei Comuni di Londra diede il via libera al British Summer Time, che implicava lo spostamento delle lancette un'ora in avanti durante l'estate. Molti paesi imitarono la Gran Bretagna in quanto in tempo di guerra il risparmio energetico era una priorità'.

In Italia l'ora legale è stata adottata per la prima volta alle ore 24 del 3 giugno 1916 fino al 1920. Da allora fu abolita e ripristinata diverse volte tra il 1940 e il 1948. Tuttavia, dal 1966, periodo di crisi energetica, è stata utilizzata con continuità, pur con modalità diverse negli anni. Dal 1966 al 1980 venne stabilito che l'ora legale doveva rimanere in vigore dalla fine di maggio alla fine di settembre; dal 1981 al 1995, invece, si stabilì di estenderla dall'ultima domenica di marzo all'ultima di settembre, ma solo nel 1996 si decise di prolungarne ulteriormente la durata dall'ultima domenica di marzo all'ultima di ottobre. " Il 25 marzo - ha spiegato all'ADNKRONOS Andrea Miccoli esperto dell'Unione Astrofili Italiani (Uai) - tutti quelli che hanno il nostro fuso orario si metteranno un'ora avanti.

Astronomicamente - ha detto Miccoli - rimane tutto invariato. Si va verso l'allungamento del giorno che avrà la sua massima durata il 21 giugno alle ore 19.06, giorno del solstizio d'estate, quando avremo quindici ore di luce e nove ore di notte". "L'ora legale - ha continuato l'esperto - è un modo per sfruttare al meglio la luce solare. Infatti, in questo periodo il sole arriva a sorgere anche alle quattro e mezzo del mattino, cinque e mezzo ora legale, e alle sette è già alto. Un'altra caratteristica è che d'estate il crepuscolo, e cioè il lasso di tempo durante il quale tramonta il sole e arriva la notte, è più lungo, dura mediamente due ore contro l'ora e mezza del periodo invernale".

Secondo Terna, la società responsabile della gestione dei flussi di energia elettrica sulla rete ad altissima tensione, durante i 7 mesi di ora legale , dal 26 marzo al 28 ottobre 2006, sono stati risparmiati, in totale, 645 milioni di kilowattora, un valore pari, per esempio, a circa 2,5 volte il consumo della provincia di Isernia. Considerando che il costo di 1 kilowattora per il cliente finale è stato in media di 12,4 centesimi di euro al netto delle imposte, l'Italia, nel complesso, ha risparmiato con l'ora legale circa 80 milioni di euro con un aumento del 16% rispetto al 2005.
»

:alienff: vivono tra noi :alienff:
 
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Per un pugno di sterline
view post Posted on 31/3/2007, 04:22




La vicenda umana di quest’uomo (scusate il gioco di parole) si potrebbe inserire nella collana

UN UOMO, UN’AVVENTURA



*** - Articolo di Ven 30 Mar 2007

Dal nostro inviato
Mister Icchisi (la privacy prima di tutto)

SOLARINO (SIRACUSA). Adesso finalmente a 84 anni Francesco Serra ha tutto quello che desidera: «A Solarino nell’hinterland di Siracusa, una casetta, una pensione, amici che mi vogliono bene, soprattutto l’amore di mia moglie». Oggi gli capita sempre meno di ripensare a quel che sarebbe potuta essere la sua vita se fosse rimasto a Talana, in Ogliastra, insieme ai genitori e ai fratelli; se non fosse stato rapito nel 1928 e venduto a una tribù di berberi all’età di cinque anni; se quella donna araba che considerava sua nonna non gli avesse detto la verità, cioé che lo avevano acquistato da commercianti di granaglie in servizio tra la Sardegna e il Nord Africa; se non fosse riuscito a scappare ai suoi aguzzini, alla guerra, ai fanatici musulmani, ai vescovi cattolici di Tripoli che gli negarono le scuole e le stanze del loro collegio; se non fosse riuscito a scappare in Sicilia, prima di ritrovare la sua vera famiglia in Sardegna e di scegliere di tornare a vivere a Solarino. «Questa è l’ultima volta che racconto la mia vita, sono ricordi che mi fanno male».
Cominciamo da quel giorno.
«Ero in campagna a Talana con quattro amici. Stavamo giocando. Qualcuno mi si è avvivcinato da dietro e mi ha catturato, messo una coperta in faccia, legato e nascosto in una grotta vicino a un fiume».
Chi è stato a rapirla?
«Né zingari, né arabi. Non l’avevo mai detto prima, ma sono sicuro che si trattasse di qualcuno di Talana o di Villagrande. Mi hanno nascosto in un anfratto per tutta la notte, eravamo vicini al fiume perché sentivo l’acqua».
Come arrivò in Africa?
«Il giorno dopo mi portarono su una barca. Ero sempre bendato, ricordo soltanto che era a vela e che venivo sballottato dalle onde un po’ come se percorressi il deserto su un cammello».
Chi la accolse in Libia?
«Una famiglia benestante che non aveva figli e che mi comprò per 4 mila lire, tre mila euro di oggi. Mi chiamavano Annuf».
Come fu trattato?
«Malissimo. A loro il figlio serviva per accudire pecore e cammelli. I miei “genitori” vivevano in un accampamento, io e una donna anziana, Fatma, dicevano che fosse mia nonna, con gli animali sulle montagne nere a ridosso del deserto».
Ha mai avuto paura?
«Sì, perché non capivo l’arabo, non avevo mai visto il deserto, le palme o quei monti neri, e poi avevo fame. Mi davano da mangiare solo datteri, quelli che raccoglievo io vicino all’ovile. Un giorno di nascosto ammazzai un capretto appena nato e lo mangiai, mio “padre” se ne accorse e mi prese, mi legò e mi fece delle bruciature a forma di croce all’altezza dello stomaco. Guardi, ho ancora i segni».
Si rendeva conto di non essere uno di loro?
«Avevo sospetti, ripensavo ai miei cari, chiedevo alla “nonna” come mai gli altri avevano la pelle scura e io chiara. Un giorno capii il perché».
In che modo?
«Fatma si sentì male nell’ovile, mi chiamò e mi disse: guarda che non sei mio nipote, sei italiano, ti abbiamo comprato, questa è la medaglietta che avevi al collo. Scappa. Dopo è morta».
Che medaglietta era?
«C’era scritto Giuseppe Di Bello, me l’avevano messa i commercianti di granaglie che mi portarono in Africa, probabilmente un depistaggio in caso di controlli».
E lei diede retta alla donna?
«Sì, il tempo di procurarmi una bottiglietta d’acqua e un pezzo di pane, scappai seguendo le strade della carovana. Una portava verso Kufra, l’altra in Egitto: scelsi la direzione del Cairo».
Da solo in mezzo al deserto.
«E scalzo. Quando incontrai una carovana di commercianti, avevo i piedi gonfi e sanguinanti. Mi hanno curato con oli, sfamato, fatto mille domande. Per restare con loro ho detto che i miei genitori stavano in Egitto. Dopo tre mesi siamo arrivati al Cairo e sono scappato perché avevo paura che scoprissero la mia menzogna».
Come ha vissuto in Egitto?
«In mezzo alla strada. Raccoglievo datteri, facevo qualche piccolo lavoretto, dormivo dove capitava. C’era la guerra, un giorno incontrai un gruppo di soldati inglesi. Videro che non ero africano, mi chiesero chi fossi, gli raccontai la mia storia e decisero di prendermi al loro seguito. Mi sfamarono, mi vestirono con abiti militari, in cambio svolgevo per loro lavoretti. Ci mettemmo in viaggio destinazione Tripoli, 1100 chilometri nel deserto».
Una tappa prima del ritorno in Italia?
«Sì, ma arrivati a Misurata, in Libia, successe una disgrazia. Ci fermammo in un accampamento, gli inglesi, come ogni giorno, si misero a suonare e a ballare attorno a un falò, senza accorgersi che si trattava di un campo minato. Ci fu una grande esplosione, ci salvammo soltanto io e un soldato inglese. Mi risvegliai in un ospedale, settore musulmano. Spiegai la mia storia e fui trasferito nel reparto cristiano».
Chi si prese cura di lei?
«Il vescovo, tale Bonifacio Bertoli. Mi sistemarono in un collegio, dovevo aiutare un parrocco, ma non mi fu mai concesso di studiare o di vivere insieme ai giovani che pagavano la retta. Mi fecero prendere anche i voti, ma sebbene ci fossero dodici stanze vuote nell’istituto religioso, io dormivo nelle cantine tra i topi che mi camminavano addosso durante la notte».
E le ricerche dei genitori?
«Non si trovò nessuna famiglia Di Bello che avesse perso un figlio».
Da Misurata andò via.
«Sì, a Tripoli. Mi guadagnavo il pane come imbianchino, dormivo sotto una barca in spiaggia, ma per i cristiani restavo un musulmano, per i musulmani ero un cristiano. Ogni scusa era buona per portarmi in carcere, e le prigioni a Tripoli erano disumane. Mi proposero di aderire all’islam, mi promisero moglie e lavoro, io rifiutai, orgoglioso di essere italiano, rimasi mesi a pane e acqua e nudo in una cella buia e umida».
La svolta della sua vita?
«Quando incontrai un imprenditore siciliano, tale Calvani, che si prese a cuore il mio caso. Si rivolse alla Polizia e al vescovo di Tripoli, voleva una lettera di accompagnamento che mi consentisse di sbarcare in Italia. La polizia rifiutò, il prelato pure. Allora Calvani coinvolse altri italiani a Tripoli, organizzò una colletta, alla fine il vescovo si convinse e io venni imbarcato in una nave diretta in Sicilia. Sbarcai a Siracusa il 26 marzo del 1961, mi fecero le foto segnaletiche, mi presero le impronte digitali. Andai a vivere a Solarino. Grazie al vescovo di Siracusa ottenni dal tribunale i documenti: Giuseppe Di Bello, nato chissà dove e chissà quando, in arrivo dalla Libia».
Tutto risolto?
«No, anche se nel frattempo mi ero sposato con una donna di Solarino, Anna Barbagallo, anche se lavoravo come imbianchino avevo sempre il desiderio di riabbracciare i miei cari, ma non sapevo né il mio nome, né il luogo della mia nascita. Raccontai la mia storia ai giornalisti di Famiglia Cristiana».
Che riscontro ebbe?
«Da Monopoli si presentò una donna, Grazia Panaro, alla quale rapirono un bambino in tempo di guerra. Andai da lei, mi accorsi che non era quella la mia famiglia. Paolina Genovese chiamò da Pachino (Siracusa) perché i medici di una clinica le avevano detto che il suo bambino era morto ma il certificato di decesso non fu mai rilasciato. Ma anche stavolta fu un buco nell’acqua».
Così si arrese?
«No. Nel luglio 1966 il settimanale Stop pubblicò di nuovo la mia storia e la mia foto, contemporaneamente Giuseppina Serra a Talana e il fratello Michele che stava a Roma hanno lo stesso pensiero: quello è il nostro fratello scomparso».
La contattarono?
«Sì, andai in Sardegna e riconobbi tutto. Facce, luoghi, anche la grotta vicino al fiume dove mi nascosero dopo il rapimento. Anche una parola in dialetto, frizzo, freddo».
Nessun dubbio?
«No, mi riconobbero i miei fratelli da un segno particolare: ho quattro capezzoli, guardi».
Cosa provò?
«Una gioia immensa. La festa, l’affetto dei parenti, tutti accolsero benissimo me e mia moglie, ci regalarono agnelli, maialetti, salsicce, formaggio».
Non bastò.
«Andai via dal paese perché non trovai lavoro. Mi trasferii a Cagliari».
Per quanti anni?
«Nove. Poi tornai

QUATTRO CAPEZZOLI?!?

Poi tornai in Sicilia, costretto di nuovo dalla mancanza di impiego. Si dice che a Siracusa ci sia la mafia, ed è vero. Ma io l’ho trovata anche a Cagliari. Fu facile ottenere la nuova identità, quella vera, Francesco Serra, fu difficilissimo ottenere lo status di profugo dalla Libia e la cittadinanza, fu impossibile trovare un lavoro fisso. Mi spettava per legge, ma in Comune gli assessori di turno mi diedero solo qualche incarico a tempo. Mi rubarono anche i mobili della casa che avevo in affitto in via Galvani. Cagliari è stata una grande delusione».
Il rientro in Sicilia è stato definitivo.
«Sì, ho ripreso a fare l’imbianchino, mia moglie mi ha aiutato lavando le scale, accudendo gli anziani. Ho acquistato un pezzo di terreno a Solarino per un milione e ottocento mila lire, la casa che ho adesso l’ho costruita insieme a mio nipote, solo 22 milioni di materiale. In Sicilia ho trovato amore, lavoro, amici e solidarietà, fondamentali per uno che non ha mai avuto un lavoro vero».
La sua vita oggi?
«Vado tutti i giorni a Siracusa in bus a far la spesa per risparmiare. A Solarino un chilo di pane costa 59 centesimi, in città 50. Esco di casa alle 9, torno verso mezzogiorno, pranzo, guardo un po’ di tv con mia moglie, facciamo una passeggiata, vado a letto dopo cena, mai dopo le dieci».
Cosa guarda in tv?
«I telegiornali e i romanzi, no, come si chiamano, i film. Non so leggere, non prendo mai i quotidiani o i giornali».
Per chi ha votato?
«Una croce grande per annullare la scheda. Sono deluso da tutti i politici, comunque preferisco Berlusconi a Prodi».
Qual è il bilancio della sua vita?
«Adesso ho tutto quello che desidero, aspetto la morte con serenità. Lascerò la casa al nipote che ci accudirà sino alla fine. Ho da poco acquistato i loculi per me e mia moglie nel cimitero».
A Solarino?
«Sì».
Si sente sardo o siciliano?
«Mi sento italiano, nato in Sardegna, figlio di sardi. Il legame l’ho scoperto tardi, ma esiste, anche se il mio accento è siciliano».
Un rammarico nella vita?
«Avrei voluto studiare, il destino me lo ha negato».
Crede in Dio?
«Non credo nella Chiesa, è fatta di uomini che spesso dimenticano Dio. Con il Creatore ho un bel rapporto, coltivato nelle difficoltà. Al suo cospetto andrò sereno. Mi presenterò così: ti ricordi di me, il beduino di Talana?».

Edited by Per un pugno di sterline - 31/3/2007, 06:17
 
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Per un pugno di sterline
view post Posted on 2/10/2007, 05:03




Usa, tribunale chiama a testimoniare un asino


Riuscire a mantenere dei buoni rapporti di vicinato non è cosa da tutti. Le passioni di alcune persone creano spesso dei problemi difficilmente risolvibili. C'è ad esempio chi ama avere in casa degli animali e chi invece, amante del solo relax, preferisce esser circondato dal silenzio.

Possedere un cane diventa pertanto motivo di litigi. Se poi, sfidando anche i vicini più pazienti, una persona decide di tenere in casa un dolce asinello, le cose si complicano ulteriormente. Negli Stati Uniti si è disputata una causa fra il petroliere John Cantrell e l'avvocato Gregory Shamoun, proprietario di un ciucchino particolarmente rumoroso.

Il somarello, con la passione per il canto, ragliava dalla mattina alla sera, disturbando così la quiete cittadina. Shamoun, contrariato per quelle accuse a suo dire infondate, ha deciso allora di schierare l'asino fra i testimoni. Il povero ciucchino, colpevole anche per le incredibili quantità di escrementi prodotte e ammucchiate nel prato verde, è apparso davanti alla corte il 18 marzo.
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Entrato in aula si è diretto a testa china fino alla panca per poi fissare la giuria. Cantrell ha subito accusato il poveretto: "Eccolo, è lui che raglia e lo fa senza mai fermarsi, sia di notte che di giorno". La giuria ha osservato attentamente l'imputato, l'asinello ovviamente, e ritenendo insufficienti gli elementi contro di lui ha preferito non esprimersi e rinviare l'udienza.


Gb: giardiniere in pensione a 104 anni



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La speranza è che questo sia un caso isolato e che nessun italiano sia mai costretto a lavorare fino e oltre ai 100 anni di età, anche se significa poter vivere a lungo. In Gran Bretagna, un giardiniere di 104 anni, ha deciso di andare in pensione dopo aver lavorato per ben 93 anni. Si chiama Jim Webber e per quasi un secolo, senza mai prendere un giorno di ferie, ha curato terre e giardini nel Dorset.

L'età, ma più che altro l'artrite, lo ha costretto ora a fermarsi. Questo non significa passare il resto della vita con le mani in mano. Ora si vuole dedicare al proprio giardino e all'orto. A chi gli chiede il segreto della sua longevità spiega che per riuscire a fare quel che lui ha fatto "basta avere molto da fare e essere interessati a quel che si fa".

Naturalmente di tanto in tanto Webber ha bisogno di una medicina per rimettersi in forma: "Mi basta un bicchierino di whisky e posso ripartire fresco come una rosa".


Morto da 556 anni riceve pubblicità dalle poste tedesche


Acquisire nuovi clienti è la sola speranza di molte imprese moderne di sopravvivere alla concorrenza. Forse per questo alcune società scelgono di inviare messaggi pubblicitari anche senza l'autorizzazione del destinatario. Capita però delle volte che l'operatore incaricato a selezionare gli indirizzi non badi con attenzione alle generalità del possibile cliente. Le Poste tedesche hanno ad esempio tentato di acquisire come cliente il pittore Stephan Lochner, morto però 556 anni fa. La lettera pubblicitaria, intestata a suo nome, è stata recapitata al Duomo di Colonia, dov'è conservato un suo famoso trittico.
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Appurato l'errore, il prelato Norbert Feldhoff ha inviato una risposta indirizzandola però al presidente di Deutsche Post, Klaus Zumwinkel. "Non sono in grado di indicarLe il nuovo indirizzo di Stephan Lochner - ha scritto il parroco -. Conosciamo bene il signor Lochner, ma non possiamo più raggiungerlo, perché è morto 556 anni fa".
Non è la prima volta che l'artista, esponente di riferimento del tardo gotico, è oggetto delle attenzioni delle aziende. Già nel 2005 l'American Express lo invitò per posta ad entrare nel suo Gold Card Club. La Neue Zuercher Zeitung ha invece tentato di convincerlo a sottoscrivere un abbonamento. In tutti i casi, Feldhoff ha ironicamente declinato la proposta, invitando piuttosto i mittenti a fare una donazione a favore del Duomo.
Una richiesta che sembra aver avuto i suoi effetti. Due anni fa American Express donò 555 euro mentre ora le Poste hanno garantito, per voce di Zumwinkel, un'offerta di 1111,11 euro. Non è chiaro il perché di questa insolita cifra. Il denaro, comunque, verrà utilizzato per la nuova finestra artistica da oltre 100 metri quadrati che andrà sul transetto sud della chiesa.


A 86 anni esce in bici sbaglia strada e pedala per 16 ore


Ha rischiato di fare come Tom Hanks, quando nel film Forrest Gump incominciò a correre girando tutta l'America. Per sua fortuna però, vista anche l'età, si è fermato prima, accorgendosi che qualcosa non andava. Un uomo di 86 anni ha sbagliato strada e ha percorso 140 chilometri in bicicletta. Una cosa certa alla faccia dell'età è che il nonnino può vantarsi di avere una condizione atletica da far invidia ai professionisti del ciclismo.

"Scusate, quanto dista Camisano Vicentino?" Ha domandato alle 4 del mattino agli agenti della polizia stradale di Cavalese, in Trentino. I poliziotti si sono guardati increduli e hanno pensato ad uno scherzo di un buon tempone. Ma poi hanno capito che era tutto vero. Il ciclista era partito a mezzogiorno da Vicenza per raggiungere Camisano Vicentino, ma non si è accorto di aver sbagliato strada e così dopo avere pedalato per 16 ore e circa 140 chilometri è arrivato a Lavis, a nord di Trento.


Il paradiso all'improvviso: barbone milionario


Della serie il paradiso all'improvviso. Un barbone di 70 anni che dal 1986 vive in un angolo di Hampstead Heath, uno dei parchi più belli di tutta la città, è diventato il legittimo proprietario del terreno dopo che un tribunale ha deciso che, siccome nessuno aveva reclamato la proprietà del costoso appezzamento per 20 anni, l'uomo poteva considerarlo suo. Harry Hallowes, questo il nome del senzatetto, è così proprietario di un terreno di 800 metri quadrati che vale fino a 4,5 milioni di euro.

La decisione del tribunale pone fine ad una battaglia legale iniziata nel 2005, quando una società immobiliare aveva cercato di sfrattarlo dalla sua capanna nei pressi di Athlone House, una ex casa di cura che ora verrà trasformata in un condominio con appartamenti di lusso. Hallowes, che negli ultimi 20 anni è diventato amico con molti dei ricchi e famosi residenti del quartiere, tra cui l'attore di Monty Python Terry Gilliam, si era rifiutato di levare le tende.

Un gruppo che rappresenta gli abitanti della zona ha deciso di dargli una mano, esprimendo preoccupazione sul piano di ristrutturazione di Athlone House e chiedendo che parte del terreno acquisito dall'immobiliare Dwyer venisse destinato al parco di Hampstead Heath. Al vecchietto è poi semplicemente bastato provare di aver vissuto nell'appezzamento in mezzo agli alberi per tutti quegli anni affinché il tribunale, secondo le leggi sull'occupazione, gliene riconoscesse la proprietà.

Ed è così che, alla sua venerabile età, lo "squatter" di Hampstead Heath è diventato proprietario di un terreno milionario: anche se probabilmente non otterrà mai i permessi per rendere il terreno appetibile a potenziali acquirenti, Hallowes ora può cantare vittoria. "Questa è stata la mia casa per 20 anni, amo vivere qui. Ho sempre sperato di ottenerne la proprietà. Ora custodisco il rogito in luogo sicuro. Forse mi costruirò una casa. Pare che a tutti quanti qui intorno piaccia costruire", ha detto il pensionato.


Non dorme per 11 giorni, orticoltore batte record


Non ha dormito per 11 giorni di fila stabilendo così un nuovo record. Si chiama Tony Wright,image 42 anni, residente a Penzance in Cornovaglia e ha battuto il record stabilito nel 1964 da uno studente americano di Randy Gardner a San Diego. Ce l'ha fatta bevendo a tutto spiano tisane, mangiando soltanto frutta e verdura e passando il tempo con il biliardo e con la scrittura di un un diario.

Gli amici dello Studio Bar - il bar di Penzance dove si è sottoposto alla prova sotto gli occhi delle videocamere - l'hanno aiutato non poco a star veglio facendolo parlare, coinvolgendolo nelle conversazioni. Wright ha portato a termine l'impresa dopo essersi "allenato" a lungo a reprimere in sé la tendenza al sonno. E' convinto che i due emisferi cerebrali hanno bisogno di differenti periodi di riposo e che con una "appropriata preparazione" l'uomo può non dormire senza problemi per periodi superiori alla settimana. "Mi sento abbastanza bene ma debole", ha dichiarato l'orticoltore.

Malgrado l'exploit, Tony Wright non può però sperare di guadagnarsi un posticino nel Guinness dei Primati che qualche anno fa ha deciso di non registrare più i record di "sleep deprivation" in quanto a giudizio dei medici l'insonnia volontaria può danneggiare gravemente la salute di un individuo.

Archeologia: Perù, trovata prima vittima da arma da fuoco


(ANSA) - WASHINGTON, 20 GIU - Trovato in Perù il cranio della prima vittima da arma da fuoco accertata nel continente americano: un guerriero Inca morto nel 1530.
Non vi è certezza assoluta che fosse un guerriero Inca, però gli studiosi americani affermano che a giudicare dal foro nella scatola cranica, l'uomo fu ucciso da una biglia di piombo del tutto simile per proporzioni e forma a quelle che usavano i soldati di Francisco Pizarro quando, nel '500, andavano con i loro moschetti alla conquista del Sud America.


Giappone: anche le tombe saranno antisismiche


(ANSA) - TOKYO, 21 GIU - D'ora in poi il caro estinto giapponese potrà dormire sonni eternamente tranquilli al riparo persino dai terremoti di grave entità. Tombe e lapidi nei cimiteri saranno presto costruite con nuovi accorgimenti antisismici teoricamente in grado di resistere alle peggiori calamità naturali. L'idea è venuta ai ricercatori dell'università di Kanazawa, 600 km a nord-ovest di Tokyo, che hanno condotto un approfondito studio sugli effetti del recente sisma occorso nella zona lo scorso marzo.


India, "computer umano" calcola qualsiasi cifra in pochi secondi


NUOVA DELHI (Reuters) - In 28 secondi, Shakuntala Devi riesce a moltiplicare due numeri di 23 cifre . Con il soprannome di "computer umano", Devi si diletta a stupire il pubblico con le sue incredibili doti matematiche, che ha scoperto di avere quando aveva tre anni.

A sei anni, ha calcolato la radice cubica di un numero di 15 cifre in pochi secondi, diventando un fenomeno internazionale.

Oggi, all'età di 67 anni, Devi ha girato il mondo e ha conosciuto molte celebrità.

"Aprirò un centro di matematica a Bangalore, sarà un centro internazionale per la matematica. Persone da tutto il mondo verranno per partecipare a seminari e workshop", ha detto Devi a Reuters parlando dei suoi piani per il futuro, che comprendono anche un film.

"Sto cercando un produttore che finanzi il film. Ho scritto un libro chiamato 'Nel Paese delle Meraviglie dei Numeri'. Parla di una ragazza, Neha, che non è molto brava in matematica ma attraverso una serie di esperienze illusionistiche, diventa una grande matematica", spiega.

Alla domanda quale sia il calcolo più difficile che abbia mai fatto, Devi risponde: "È stato all'Università metodista di Dallas. Ho estratto la 23esima radice di un numero a 230 cifre. Quello è stato il problema più difficile".


Fuji, il delfino con una coda da Formula Uno


C'è chi la coda ce l'ha di paglia e c'è chi, invece, può vantarne una realizzata con le gomme Bridgestone. Fuji, un delfino che ha perso tre quarti della sua estremità a causa di una malattia, adesso può sfoggiare una pinna artificiale con la quale può di nuovo nuotare e saltare.

La storia a lieto fine è accaduta nell'acquario di Okinawa Churami di Mobutu, nel sud del Giappone. Il cetaceo, una femmina di 34 anni che da 28 vive in cattività, ha ricevuto in regalo, dal famoso marchio di pneumatici (partner della Ferrari), una pinna di gomma di silicone, del peso di due chilogrammi, che le permette una mobilità normale.

La protesi è stata messa a punto dalla Bridgestoneimage con il coinvolgimento dell'università di Tokio analizzando il movimento della code di delfino in tre dimensioni con i software utilizzati per l'ottimizzazione delle gomme. Inoltre è stata realizzata con lo stesso tipo di materiale usato per le macchine da corsa della Formula Uno. Fuji adesso può indossare la nuova coda per 20 minuti al giorno, dopo un lungo allenamento, ma è già una star tanto che la sua storia è diventata un film dal titolo Dolphin blue.


Quando le narici fanno la differenza


Prensile, a ferro di cavallo, colorato, con la gobba, adunco o a ricciolo, l'organo olfattivo in natura può avere mille ed esilaranti forme. Le immagini:

Naso di tutto rispetto anche per il sigaraio: piccolo coleottero che depone le uova nelle foglie arrotolate
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L'armadillo, un mammifero dell'ordine del Cingolati, in quanto a naso non scherza
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Il naso-becco dell’ornitorinco è dotato di speciali sensori che gli permettono di localizzare gli altri animali nell’acqua
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Il toporagno elefante deve il nome proprio al suo musetto lungo e estremamente flessibile, che ricorda la proboscide dell’elefante
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Il formichiere assalta i formicai e i termitai con il lungo muso conico e la lingua lunghissima, che può misurare fino a un metro
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La mata mata (Chelus fimbriatus), una specie di tartaruga diffusa in Sud america, sfrutta il suo organo olfattivo all’insù per respirare sott’acqua
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Il pipistrello della specie Rhinolophus hipposideros ha un caratteristico naso a forma di ferro di cavallo
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La prima cosa che balza all’occhio nella testa del mandrillo è il colore rosso acceso del suo naso, con rigonfiamenti laterali blu
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Il coccodrillo gaviale maschio all’estremità del naso ha un’appendice bulbosa chiamata ghara
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Il naso allungato serve al tapiro anche per respirare sott’acqua
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La proboscide di un elefante può arrivare a pesare più di 100 kg e contiene oltre 15.000 muscoli, che gli permettono di muoversi in tutte le direzioni
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La nasica (Nasalis larvatus ) appena nata ha un naso carino e all’insù che dopo qualche anno si trasforma in un “cetriolone” lungo fino a 17,5 cm
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Studio su pesci zebra potrebbe portare a una cura per la cecità


LONDRA (Reuters) - La capacità dei pesci zebra di rigenerare le retine danneggiate ha fornito un importante spunto agli scienziati su come rimediare ai danni alla vista negli esseri umani, che potrebbe portare nel giro di cinque anni ad una cura sperimentale della cecità.

Ricercatori britannici hanno annunciato oggi di aver allevato con successo in laboratorio un tipo di cellula staminale trovata negli occhi sia dei pesci che dei mammiferi, che si sviluppa dando vita ai neuroni della retina.

In futuro, queste cellule potrebbero essere iniettate nell'occhio come cura per malattie quali la degenerazione maculare, il glaucoma ed altri tipi di cecità collegati al diabete, secondo Astrid Limb dell'Istituto di Oftalmologia dell'University College di Londra.

I danni alla retina, la parte dell'occhio che invia i segnali al cervello, sono responsabili della maggior parte dei casi di cecità.

"Le nostre scoperte hanno un potenziale enorme. Possono aiutare a curare tutte le malattie in cui i neuroni sono danneggiati, cosa che riguarda alla fine quasi tutti i casi di cecità", ha detto la ricercatrice. Aggiungendo che la speranza è di giungere nel giro di cinque anni a poter effettuare un primo tipo di trapianto.

"Poiché sono facili da coltivare, potremmo fare delle banche di cellule staminali ed avere linee di cellule disponibili per la popolazione in genere, a seconda del tipo come si fa nelle trasfusioni sanguigne", ha aggiunto.

Edited by Per un pugno di sterline - 28/12/2007, 07:30
 
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Per un pugno di sterline
view post Posted on 2/10/2007, 05:36




NIENTE PIÙ CORNETTI, NÉ PESCE EXTRA
L'orsetto Knut è troppo grasso: messo a dieta



Non è un periodo troppo fortunato per Knut. L'orsetto polare, star dello zoo di Berlino, dopo essere stato costretto a lasciare il suo papà adottivo ora deve rinunciare anche ai cornetti e alle porzioni di pesce extra. La bilancia ha parlato chiaro, l'ago ha sfiorato i 60 chili. Troppi per un orso della sua età che vive in cattività.

La notizia è stata confermata anche dal veterinario capo dello zoo Andreas Ochs che ha spiegato: Knut si è visibilmente ingrassato, per questo da ora in poi lo nutriremo con opportune limitazioni. Se il cucciolo vivesse all'aria aperta, questo non sarebbe un problema, perchè costruirebbe semplicemente le sue riserve per l'inverno. Ma in cattività l'orso non ha il problema di superare un inverno difficile.

E così Knut, che il 5 agosto compirà otto mesi [(allora li ha già compiuti, ndr)], d'ora in poi sarà tenuto a stecchetto. I suoi assistenti staranno ora ben attenti a evitare che l'orso bianco mangi cibo extra. La ciotola con il pastone di latte, carne, olio di fegato di merluzzo e multivitamine gli verrà data non più quattro ma due sole volte al giorno.
Da quando a marzo scorso il cucciolo è stato mostrato per la prima volta in pubblico, oltre un milione di persone sono accorse allo zoo di Berlino per ammirarlo. Ripudiato dalla madre subito dopo la nascita il 5 dicembre scorso, l'orsetto era sopravvissuto grazie alle cure di Thomas Doerflein, il suo assistente-papà che lo ha allevato con coccole e giochi come fosse un cagnolino.
Insomma, niente più gesti affettuosi né vizi alimentari per Knut. Ebbene sì, diventare grandi è difficile anche per gli orsi.

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"Aiuto, ho la mano incastrata nella bocca del mio cane"



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Una donna inglese ha chiamato il veterinario di fiducia affinché le liberasse la mano dalla bocca del proprio cane. Vicky Morl, questo il nome della sfortunata signora, tentava di rimuovere un amo da pesca dalle fauci del suo amato boxer.

Il frugoletto, evidentemente poco favorevole a questo trattamento, di certo non indolore, non si è compreso come si sia mosso fino a ritrovarsi con la mano della padroncina irrimediabilmente incastrata.

Stando a quanto riportato dal Daily Mail uno degli operatori intervenuti assieme al veterinario avrebbe sudato sette camicie prima di riuscire a rimuovere l'esca. "Ogni volta che qualcuno si avvicinava - ha spiegato l'operatore del servizio soccorso - il cane si muoveva. E quando si muoveva lui, si doveva muovere anche la donna. È stato un lavoro molto difficile, certamente diverso dal solito".

La vicenda si è conclusa comunque nel migliore dei modi. Al cane è stato rimosso il corpo estraneo mentre alla donna è stata restituita la mano.


MIRACOLI DELLA NATURA
Jinzhu il panda "maschio" ha partorito



Alla fine è riuscita a partorire due cuccioli. Nessuno avrebbe scommesso un centesimo sulle abilità procreative di Jinzhu, undici anni di età. E, invece, il panda della Riserva naturale cinese Wolong ha stupito tutti, affermando definitivamente di essere una "vera femmina".

Nel 2000 Jinzhu, creduto un maschio, fu trasferito in Giappone per accoppiarsi con una compagna. Non ottenendo alcun risultato, i ricercatori pensarono di ottenere la gravidanza di lei con l'inseminazione artificiale.

In quel momento scoprirono che Jinzhu non aveva il pene, che nei panda adulti può arrivare a tre centimetri, e lo rispedirono in Cina. Si ipotizzò, anche, che l'animale fosse ermafrodita o dotato di organi sessuali poco sviluppati. Niente di tutto questo: Jinzhu ha semplicemente le ovaie in una posizione che non è quella giusta e due ore di operazione bastarono a farla diventare una "vera femmina". E, oggi, una mamma affettuosa.

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Egitto: scoperta l'orma più antica



(ANSA) - IL CAIRO, 20 AGO - Archeologi egiziani hanno scoperto nel deserto occidentale presumibilmente la più antica orma umana della storia, a dirlo Zahi Hawass. Secondo quanto ha annunciato il capo delle Antichità egiziane, "questa orma potrebbe risalire a circa due milioni di anni fa". Il ritrovamento è avvenuto in un sito preistorico nell'oasi di Siwa. Per cercare di scoprire l'epoca a cui risalirebbe l'orma impressa nel fango e divenuta roccia, i ricercatori impiegheranno il metodo del carbonio 14.


Emirati arabi, padre di 78 figli punta a raggiungere quota 100



DUBAI (Reuters) - Un sessantenne negli Emirati arabi ha raggiunto la quota record di 78 figli e punta ad averne 100 entro il 2015, scrive oggi il quotidiano Emirates Today.

Daad Mohammed Murad Abdul Rahmanm ha già avuto 15 mogli, anche se si trova periodicamente costretto a divorziare per rimanere entro il numero consentito dalla legge di quattro alla volta.

"Nel 2015 avrò 68 anni e 100 figli", ha detto al quotidiano locale. "Dopodiché smetterò di sposarmi. Mi mancano almeno tre matrimoni prima di compiere un secolo".

Il quotidiano riporta una fotografia di Abdul Rahman circondato dai figli, il più grande dei quali ha 36 anni, mentre il più giovane ha 20 giorni. Due delle sue tre mogli attuali aspettano un figlio.

Abdul Rahman ha spiegato che la sua grande famiglia vive distribuita in 15 case e la mantiene con la sua pensione da militare e sussidi governativi.

La religione islamica, praticata negli Emirati arabi uniti, consente agli uomini di sposare quattro donne alla volta.


Fumetti sul cellulare via mms



(ANSA) - LONDRA, 20 AGO - Fumetti sul cellulare: è questa la nuova frontiera dei popolari racconti illustrati, che arrivano direttamente sui telefonini via mms. Il sistema è semplice: le strisce vengono inviate direttamente sul cellulare, vignetta per vignetta. Le società che forniscono il servizio stanno ora pensando di accompagnare le immagini con suoni il più possibile evocativi dei classici "bang", "gulp" e "crash" che i lettori erano abituati a leggere assieme alle vignette.


Giappone, morta a 114 anni la persona più vecchia del mondo



Lun 13 Ago - 16.43
FUKUOKA, Giappone (Reuters) - Yone Minagawa, considerata nel Guinness dei Primati la persona più vecchia del mondo coi suoi 114 anni, è morta oggi. Lo riferisce l'agenzia di stampa Kyodo.
La donna sarebbe morta di vecchiaia, ha aggiunto l'agenzia. Minagawa era nata il 4 gennaio 1893 a Fukuchi, cittadina della prefettura di Fukuoka, nel Giappone sudoccidentale.
Era diventata la persona più vecchia del mondo il 28 gennaio di quest'anno, dopo la morte a 114 anni dell'americana Emma Faust Tillman.


Irlanda, le prime birrerie 4.000 anni fa



ROMA - La passione per la birra degli irlandesi è nota, ma secondo due archeologi è molto più antica del previsto. Per dimostrare che i fulacht fiadh, i più comuni monumenti del periodo celtico, erano in realtà delle birrerie, due ricercatori del gruppo archeologico irlandese Moore, di Galway, hanno preparato 110 litri della bevanda ricreando il processo che potrebbe essere stato usato 4.500 anni fa e l'esperimento verrà descritto sulla rivista Archeology Ireland.

I fulacht fiadh sono piccoli monti di terra artificiali a forma di ferro di cavallo, ricoperti da pietre bruciate e con un buco al centro, dove veniva posizionato un recipiente di legno. In tutto il territorio irlandese se ne contano a migliaia, databili intorno all'età del bronzo (da 3.500 a 1.200 anni prima di Cristo) ma alcuni anche precedenti. Sul loro utilizzo ci sono varie teorie, anche se generalmente si crede fossero legati alla cucina.

Gli archeologi Billy Quinn e Declan Moore sono invece dell'opinione che la principale funzione di questi monumenti fosse proprio la produzione di birra. Per dimostrarlo hanno provato a fabbricare la bevanda in uno dei fiadh utilizzando materie prime che si potevano trovare anche all'epoca. "Da 300 litri d'acqua - racconta Quinn - abbiamo ricavato 110 litri di ottima birra. Siamo stati perfino sorpresi da quanto fosse simile a quella moderna, e un birraio professionista che era con noi l'ha giudicata addirittura migliore di quelle di oggi".

Prima dell'esperimento finale i due ricercatori si sono documentati in giro per l'Europa, sulle tracce dei più antichi segni della produzione di birra, per mettere a punto la ricetta finale. Il procedimento utilizzato è molto semplice: gli archeologi hanno preso un vecchio tino di legno, l'hanno riempito d'acqua e l'hanno scaldato con delle pietre roventi simili a quelle ritrovate nei fiadh. Alla temperatura di 70 gradi hanno aggiunto farina d'orzo e aromi rigorosamente raccolti nelle campagne irlandesi, e dopo 45 minuti hanno imbottigliato la birra, che ha richiesto tre ulteriori giorni di fermentazione.

"Grazie a questo esperimento abbiamo scoperto che produrre birra in un fulacht fiadh è estremamente facile - commenta ancora Quinn - e siamo sempre più convinti che fosse questo l'utilizzo principale di queste costruzioni". Il legame dell'Irlanda con la birra è antichissimo: secondo una leggenda lo stesso popolo irlandese sarebbe nato dai Fomoriani, creature rese immortali dalla conoscenza del segreto di questa bevanda. Tra i sostenitori della birra c'erano anche gli antichi Romani: Agricola, governatore della Britannia, tornò a Roma nell'83 dopo Cristo portandosi dietro tre mastri birrai dell'odierna Gloucester e fondando la prima birreria della capitale.(ANSA)


Viveva come un barbone, ma aveva oro per 800.000 euro



Viveva come indigente a Firenze in una casa stipata di libri, masserizie e rifiuti, ma aveva un "tesoro" (800.000 euro) in lingotti d'oro. L'uomo, 64 anni, seguito da tempo dai servizi sociali e in chiaro stato di disagio psichico, è stato individuato e portato in ospedale dalla Polizia Municipale allertata dai servizi sociali del Comune.
La vicenda, raccontata dall'assessore alle politiche sociosanitarie Graziano Cioni e dal comandante della Polizia Municipale Alessandro Bartolini, inizia in aprile quando ai vigili arriva una segnalazione da parte dei servizi sociali a loro volta avvisati da un cittadino. I servizi sociali contattano la Polizia Municipale e viene emessa un'ordinanza per verificare la situazione.
Il 31 luglio gli agenti della Polizia Municipale chiamano quindi i vigili del fuoco e, grazie ad una scala aerea riescono ad entrare nell'appartamento, da una finestra sul retro. Lo spettacolo che gli agenti trovano è sconcertante: le stanze della casa sono stipate di libri, masserizie, cibo, rifiuti ed escrementi. L'uomo è nell'alloggio, nascosto dietro una porta, in uno stato mentale molto precario. Viene quindi condotto in ospedale per le cure del caso.
A questo punto iniziano le operazioni di pulizia dell'appartamento, nel corso del quale emerge il "tesoro" custodito in casa dall'uomo che tutti pensavano indigente: 43 chilogrammi di oro puro in lingotti di un etto dal valore di circa 800.000 euro, custoditi in scatole e sacchetti nascosti in cassetti, sotto i libri e i rifiuti. A questo "tesoro" in oro si aggiungono monete, sempre d'oro, assegni circolari e vaglia per il valore di circa 13mila euro.
La Polizia Municipale avvia quindi le indagini da cui emerge che l'uomo non era affatto indigente, nonostante i servizi sociali l'assistessero come tale. Inoltre è proprietario di una farmacia di cui riscuote puntualmente l'affitto. Le operazioni di pulizia sono ancora in corso: l'oro e gli altri valori sono stati presi in custodia dalla Polizia Municipale, il materiale recuperabile (libri e mobili) sarà sistemato in un deposito, il resto verrà buttato via e la casa ripulita e disinfettata.

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Olanda, campane troppo forti: prete multato di 5000 euro



Cinquemila euro perché il suono delle campane era troppo forte. Un prete cattolico è stato multato per disturbo alla quiete pubblica a Tilburg, in Olanda. Secondo un portavoce del Consiglio comunale, il religioso, arrivato sei mesi fa nella piccola comunità, ha l'abitudine di far suonare le campane a volume troppo alto tutte le mattine alle sette.

Questo ha provocato decine di proteste da parte degli abitanti della città, nell'Olanda meridionale, e le autorità locali hanno dovute procedere con misure estreme. "Il prete può suonare le campane tutte le volte che vuole, ma deve rispettare i regolamenti sull'inquinamento acustico", ha affermato il portavoce, "la gente non lo apprezza e stiamo cercando di farlo smettere".

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Vietato guidare bendati: le leggi più pazze del mondo



Le leggi vanno eseguite senza discutere anche se, a ben vedere, i codici dei vari paesi abbondano di norme insolite, e in certi casi, al limite dell'assurdo. In Vermont ad esempio una moglie non può portare la dentiera senza l'autorizzazione scritta del marito. Mentre per quanto possa sembrare strano in Francia è vietato dare a un maiale il nome "Napoleone".
Tra divieti e permessi al limite dell'improbabile, il quotidiano britannico Times ha affidato al proprio giornalista Alex Wade una classifica delle 25 leggi più strane al mondo. Ecco la lista:

1. La testa di qualsiasi balena morta trovata sulle coste britanniche appartiene al Re, mentre la sua coda è della Regina (nel caso in cui avesse bisogno di utilizzarne alcune parti per fare un busto).

2. Nel Bahrein, un ginecologo può visitare una donna, ma non può esaminarle direttamente i genitali: deve farlo attraverso uno specchio.

3. A Londra, è illegale fermare un taxi e salirci sopra se si ha la peste.

4. Nello Stato del Vermont, Stati Uniti, una moglie deve avere il permesso scritto del marito per potersi mettere la dentiera.

5. A Boulder, in Colorado, è illegale avere animali domestici, così come uccidere un uccello entro i confini della città. Gli abitanti che hanno animali sono definiti dalla legge "pet minders", cioè persone che si prendono cura degli animali.

6. A York, in Gran Bretagna, è consentito uccidere uno scozzese all'interno delle antiche mura della città, ma solo se ha in mano arco e frecce.

7. A Chester, nel Galles settentrionale, gli uomini non possono far ingresso in città prima dell'alba e restarvi dopo il tramonto.

8. Nel Kentucky, negli Usa, non si può nascondere un'arma lunga più di 6 piedi (182 centimetri).

9. In Florida, le donne non sposate non possono fare paracadutismo di domenica. Rischiano il carcere.

10. Nel Regno Unito, un uomo che si trova costretto a urinare in pubblico, lo può fare solo se mira alla ruota posteriore della sua auto e tiene la mano destra sul veicolo.

11. In San Salvador, gli autisti ubriachi possono essere condannati a morte con plotone d'esecuzione.

12. A Londra i Freemen (onorificenza medievale) possono condurre le pecore per il London Bridge senza pagare alcun dazio e possono portare le oche lungo la Cheapside, una strada del centro.

13. In Inghilterra, tutti gli uomini al di sopra dei 14 anni devono esercitarsi due ore al giorno con l'arco.

14. In Indonesia, chi si masturba è punito con la decapitazione.

15. A Miami, in Florida, è illegale entrare con lo skateboard in una stazione di polizia.

16. Nel Lancashire, in Gran Bretagna, nessuno può incitare un cane ad abbaiare sulla spiaggia, dopo che un poliziotto gli ha intimato di smettere.

17. In Inghilterra, una donna incinta può partorire da sola, dove vuole: persino, se lo desidera, nell'elmetto di un poliziotto.

18. Le navi della Marina britannica che entrano nel porto di Londra devono rifornire con un barile di rum il governatore della Torre di Londra.

19. In Ohio, è contro la legge pescare un pesce ubriaco.

20. In Alabama, guidare bendati è illegale.

21. In base ai regolamenti britannici del 2006 sull'evasione fiscale, è illegale non dire a un agente del fisco qualcosa che voi non volete che lui sappia, sebbene non dobbiate dirgli qualcosa che non pensate che lui debba sapere.

22. In Francia, è proibito chiamare un maiale "Napoleone".

23. In Gran Bretagna è considerato tradimento attaccare capovolto un francobollo raffigurante il re.

24. Morire nella sede del Parlamento britannico è contro la legge.

25. È proibito per un taxi di Londra trasportare salme o cani che hanno la rabbia.

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Compie 100 anni e si fuma la 170millesima sigaretta



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Questo non vuole essere certo un invito a prendere il vizio delle sigarette. Sta di fatto comunque che, alla faccia di chi pensa che i fumatori non campino fino a cent'anni, una centenaria britannica ha festeggiato il suo compleanno accendendosi la sua 170millesima sigaretta direttamente dalle candeline della torta.
Winnie Langley, originaria di Croydon, sud di Londra, ha iniziato a fumare - scrive il quotidiano "Mail" - pochi giorni dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale nel giugno 1914. Allora aveva appena 7 anni. E da allora ne ha fumate in media cinque al giorno.
A smettere non ci pensa proprio. "Molta gente fumava durante la guerra. Aiutava a mantenere saldi i nervi", ha raccontato l'arzilla signora dai polmoni d'"acciaio" che oggi (7 Agosto, ndr) attende un telegramma dalla Regina. Ma Winnie ha anche un piccolo segreto: non ha mai inalato.


Usa: miliardaria lascia una fortuna alla sua cagnolina



L'immobiliarista Leona Helmsley, nota anche come "la regina del male" per via del suo essere non proprio dolce nei confronti di chi nella vita è stato meno fortunato di lei, ha lasciato in eredità 12 milioni di dollari alla sua adorata cagnolina Trouble, uno splendido esemplare di maltese.
Non è chiaro se con questo gesto la donna, ex-proprietaria dell'Empire State Building, abbia voluto premiare la sua piccolina, per l'affetto donato, o punire i legittimi eredi, due nipoti David e Walter Panzirer, che hanno ricevuto "appena" 5 milioni di dollari a testa.
Mistero sull'esclusione testamentaria degli altri due nipoti, Craig e Meegan Panzirer. "A loro - imageha scritto Leona sul testamento di 14 pagine - non ho lasciato nulla per ragioni a loro note".
Comunque sia Trouble di questi problemi sembra infischiarsene. Per lei la non consapevolezza, ma di fatto la certezza, che qualcuno, nella fattispecie il fratello della Helmsley, Alvin Rosenthal, si prenderà cura di lei: potrà continuare a gustare il cibo gourmet a cui era abituata.
La signora Helmsley, vedova del magnate degli hotel di lusso Harry Helmsley, è morta la scorsa settimana (7 Agosto, ndr) all'età di 87 anni.


LE LEZIONI DI CELLI
II cane sopporta le fatiche perché mangia come l'uomo



Qualcuno ha scritto: "Noi siamo quello che mangiamo".
E l'affermazione vale per l'uomo come per gli animali. Per esempio il cane, al contrario del gatto che ha una dieta basata esclusivamente su cibi ad alto tenore proteico come la carne, si è abituato a consumare anche dei carboidrati: la sua zuppa è sovente una mescolanza di carne e pane secco ammorbidito con l'acqua, una sorta di sandwich semi liquido che i cani divorano con grande piacere.

D'altra parte si sa che il progenitore del cane, il lupo, non si limita a nutrirsi della carne degli agnelli che riesce ad uccidere, ma ne divora avidamente anche le interiora, che sono ricche di grassi; e aggiunge al suo menù delle bacche selvatiche zuccherine, che completano la dieta con un buon contingente vitaminico. Questo regime alimentare permette al cane di sopportare fatiche più intense e più prolungate del gatto, che passa molto tempo a sonnecchiare, perché prostrato dal consumo di carne, che, oltre ad essere di difficile digestione, con il progredire degli anni affatica i suoi reni, dando spesso origine a vere e proprie patologie.

Ecco perché il cane, in virtù del cibo più vario, può venire utilizzato per lavori che comportano un notevole investimento muscolare. Si pensi a quelli da slitta. Ogni traino ha un capo, il cane più forte, che viene aggiogato da solo in testa alla fila mentre gli altri sono disposti due a due. Il leader è l'equivalente addomesticato del capo branco fra i lupi, e l'uomo che pilota la slitta ne riconosce l'autorità e gli concede molti privilegi: lo nutre per primo, con i bocconi migliori e stabilisce con lui un rapporto più stretto che con tutti gli altri, sapendo quanto sia importante la sua collaborazione nel far funzionare al meglio l'intero traino.

È noto che quando la slitta parte, il leader non impegna a fondo i suoi muscoli, ma piuttosto incita, e sorveglia i suoi sudditi in modo che procedano con ordine e che si concedano senza risparmio. Per questo, volge indietro la testa e ringhia o abbaia, minacciando e sollecitando. Quando la meta è vicina e il traino dà segni di spossatezza, è lui, allora, che investe tutta la sua riserva di energia per aiutare i compagni, e sembra che questo costituisca ciò che noi, peccando di antropomorfismo, chiameremmo un punto d'onore.

Molte epiche conquiste geografiche, come quella del Polo Nord, non sarebbero state possibili senza il ricorso a questi cani da slitta, per lo più Samoiedo e Husky, che sopportano fatiche inenarrabili.Quando il leader diventa vecchio, uno dei cani più giovani del traino lo sfida e, se lo mette di schiena, ne prende il posto, solitario in cima alla fila e primo nei favori del pilota. Il perdente va sovente in pensione, perché a sette anni non è più in grado di svolgere un lavoro così spossante.
In parole povere, alla slitta si invecchia presto.

Giorgio Celli image


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Owen e Mzee, la strana amicizia fra una tartaruga e un ippopotamo



Owen, un cucciolo di ippopotamo, una delle vittime della tragedia dello Tsunami che colpì il Kenia nel 2004, è orfano e unico superstite del suo branco. Per consentirgli di vivere fu trasferito nel Parco di Haller. Qui Owen, che allora era un cucciolo di ippopotamo dal peso di circa 300 chili, ha stretto una profonda amicizia con Mzee, una testuggine Aldabra, di oltre 130 anni di età, il cui nome significa nella lingua locale "il signore saggio". Mzee in un primo momento ha tentato di conservare la sua privacy, solo in seguito ha accettato le simpatiche attenzioni di Owen.

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Soffre di mal di mare, un elicottero per Fufi



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Fufi ha la tachicardia e soffre di mal di mare, preoccupatissimi per la sua salute i padroni affittano un elicottero per trasportarlo da Roma a Gavoi (Nuoro). Il gattone nero - pesa dieci chili e ha dodici anni - ha viaggiato accompagnato da un'anestesista e da un veterinario, ed è atterrato nel campo sportivo del paese, benignamente concesso dal sindaco. L'operazione di salvataggio è costata diecimila euro.
I precedenti - La padrona dell'animale, Caterina Cidu, ha spiegato la scelta motivandola con le sofferenze che il povero animale aveva dovuto sopportare lo scorso anno quando trasportato a Civitavecchia da Roma per prendere un traghetto patì le pene dell'inferno, agitandosi come non mai, con la tachicardia e le zampe tutte insanguinate dalla tensione.
La soluzione - La soluzione allora è stata rimandare il viaggio, ma non si poteva andare avanti di questo passo, e allora la coppia per il bene del gatto ha deciso di trasferirsi per sempre in Sardegna, per evitargli questi continui traumi: ma rimaneva l'ultimo scoglio, quello del trasferimento. E allora? Benedetti siano gli elicotteri e gli elicotteristi: con un mezzo aereo Fufi evita la gabbia, non viene stipato nella stiva e basta un po’ di anestesia per tenerlo calmo.
Fufi sta bene - La signora Caterina è adesso un po’ adirata con i suoi compaesani che non hanno capito il perché di tanta premura. “È forse più ammirevole chi abbandona gli animali?”, ha ribattuto. Peraltro, meglio non farle notare che la cifra spesa è perlomeno significativa. Perché lei, con un motto di stizza, vi farà capire che i soldi sono i suoi e li spende come desidera. Il gatto venuto dal cielo adesso sta bene, evidentemente l'aria di montagna si addice alla sua salute.


STRAGE DI ORSI MARSICANI NEL PARCO NAZIONALE D’ABRUZZO

Due femmine e un maschio. «Si tratta di un atto criminale gravissimo», ha spiegato il presidente onorario dell’associazione WWF Fulco Pratesi. «Un Paese civile non può permettersi questi scempi»



I due orsi uniti nel destino fino alla morte - Il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ha perso la sua “star”: l’orso “Bernardo” è stato trovato morto dalle guardie del parco. A poca distanza c’era anche la carcassa della sua compagna e di una terza orsa. Il rinvenimento è avvenuto nel territorio montano di Gioia dei Marsi (L’Aquila). Per gli agenti del parco non è stato difficile rintracciare Bernardo dotato di un radiocollare satellitare. Da un po’ non dava più segnali di vitalità. I due plantigradi sarebbero deceduti in due momenti diversi. Uno degli animali, infatti, era ancora in buono stato di conservazione, l’altro no.

Il terzo è un esemplare giovane - È stato ritrovato senza vita dagli uomini del Corpo forestale dello Stato nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, nella stessa area dove sono stati scoperti i corpi di Bernardo e della sua compagna. Il ritrovamento è avvenuto a seguito dell’ampia e capillare opera di perlustrazione messa in atto dalla task force inviata dal Corpo forestale dello Stato per far luce sulle cause della morte dei plantigradi. Il terzo animale morto è di un esemplare più giovane rispetto agli altri due animali rinvenuti. Diventa sempre più probabile l’ipotesi dell’avvelenamento portata avanti dagli investigatori del Corpo forestale dello Stato.

Legambiente: «È una mattanza inaccettabile» - «Non ci sono parole per definire l’ennesima mattanza di orsi al Parco nazionale d’Abruzzo, se non delinquenza pura e brutale alla quale bisogna rispondere con la massima determinazione nell’annientare il bracconaggio». È questo il commento del responsabile aree protette e territorio di Legambiente, Antonio Nicoletti.

Uccisi dagli anticrittogamici - La causa della morte sembra ormai certa: si tratterebbe di avvelenamento da anticrittogamici, che, seppure potentissimi veleni, si possono acquistare senza nessun controllo particolare. A questo punto - conclude il responsabile aree protette e territorio di Legambiente - diventa fondamentale dare concreta attuazione agli accordi e alle strategie già messe in campo in questi anni per la tutela dell’orso bruno marsicano».

Una specie a rischio di estinzione - Non si sa con esattezza quanti esemplari di orso vivano ancora nel parco anche se secondo una stima potrebbero essere tra i 30 ed i 50. «È una grave perdita - ha dichiarato il direttore del parco, Aldo Di Benedetto - in quanto incide sul potenziale riproduttivo della popolazione dei plantigradi già numericamente esigua. Per di più viene a mancare l’orso Bernardo che, negli ultimi anni, tanto ha fatto parlare di sé per gli incontri ravvicinati nei centri abitati e che ha battezzato una delle tante associazioni costituitesi per la tutela della specie».
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Pecoraro: «Condannare questi criminali» - «Dopo gli incendi di quest’estate la vile uccisione degli orsi bruni nel Parco nazionale d’Abruzzo è un nuovo e pesantissimo attacco ai Parchi nazionali ed ai loro simboli. Evidentemente le nuove misure contenute nella legge finanziaria per potenziare il sistema dei Parchi nazionali infastidisce speculatori, bracconieri e delinquenti, ma posso assicurare che non ci faremo intimidire». Lo ha dichiarato il ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Alfonso Pecoraro Scanio, commentando la notizia dell’uccisione in Abruzzo di tre orsi bruni, fra cui Bernardo, uno dei simboli del Parco. «Bisogna arrestare e condannare in modo esemplare questi criminali ambientali - ha aggiunto il ministro-. Proprio per questo, come già avvenuto per gli incendi di questa estate ho dato disposizione di costituirsi parte civile anche nei confronti di questo crimine scellerato che ha lo scopo di minare il sistema dei Parchi Nazionali».

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Edited by Per un pugno di sterline - 21/10/2007, 06:10
 
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Per un pugno di sterline
view post Posted on 21/10/2007, 05:33




Sale a 5 il numero degli orsi uccisi nel Parco d’Abruzzo



Nel Parco nazionale d’Abruzzo sono state trovate altre due carcasse di orsi. Con i tre rinvenuti martedì sale a cinque il numero dei plantigradi morti negli ultimi giorni, probabilmente avvelenati tramite carcasse di capre. E nella stessa area la task force del Corpo Forestale, in azione da ieri con le guardie del Parco, ha rinvenuto due carcasse di lupo.

Due cuccioli uccisi da un orso adulto - Dopo i primi accertamenti si è però scoperto che gli ultimi corpi ritrovati sono di due cuccioli morti circa un mese fa e uccisi da un orso adulto. «La notizia diffusa da qualcuno, tesa a correlare la morte dei tre orsi avvelenati con quella naturale di due orsi di pochi mesi, avvenuta oltre un mese fa, deve essere fornita in maniera corretta». Questa la dichiarazione di Aldo Di Benedetto, direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, in merito alla morte dei due orsacchiotti. «Sono stati uccisi - ha spiegato - da un orso adulto che ha tentato di avvicinare la mamma. Il maschio adulto considera gli orsi appena nati come una sorta di “antagonisti” ai fini riproduttivi e spesso, come in questo caso, arriva ad ucciderli. Il tutto avviene nella cosiddetta sfera della selezione naturale». Nessuna relazione, quindi, tra gli eventi degli ultimi giorni e quelli di oltre un mese fa.

Notizia secretata - Il fatto che gli ultimi due orsi ritrovati fossero morti da tempo ha alimentato una sorta di giallo. Si è parlato di “notizia secretata”. C’è stata addirittura un’interrogazione urgente da parte del presidente dei senatori di Alleanza nazionale, Altero Matteoli, che ha chiesto al ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, se rispondesse al vero la notizia della secretazione della morte dei primi due orsi marsicani.

Alla caccia degli assassini di orsi - Intanto 70 agenti della task force interforze composta dal Servizio sorveglianza del Parco e Corpo forestale dello Stato, a bordo di 28 automezzi a trazione integrale, batteranno palmo a palmo i boschi tra Gioia dei Marsi, Pescasseroli e Bisegna. L’azione è finalizzata a scongiurare quello che tutti temono: altri orsi avvelenati e non dotati di radiocollare, quindi impossibili da individuare con la triangolazione satellitare. Contestualmente saranno cercati elementi utili alle indagini in corso, come tracce di pneumatici e mozziconi di sigarette.

Le indagini - Per gli investigatori, all’attualità, non si esclude il possibile ricorso alla tecnica genetica su eventuali tracce umane. «Anche un mozzicone di sigaretta - conclude il dirigente della forestale - potrebbe essere utile alle indagini se trovato in un particolare contesto». Il coordinamento interforze, diviso per competenze, vede assegnata la parte tecnico-scientifica al Servizio sorveglianza del Parco e l’attività investigativa al Corpo forestale dello Stato. Il direttore del Parco, Aldo Di Benedetto, auspica «immediati riscontri dall’imponente impegno di uomini e mezzi».
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I primi provvedimenti per far fronte all’emergenza sembra che non tarderanno a trovare applicazione - Triplicare la forza dei Forestali che controllano le aree protette, portandola da mille a tremila; vietare la vendita indiscriminata di veleni, rendendo rintracciabili chi li acquista; accelerare l’iter della legge che prevede pene più severe per chi attenta all’ambiente. Sono le tre proposte del ministro dell’Ambiente giunto a Pescasseroli per una riunione sulla vicenda dei tre orsi e due lupi trovati morti nelle ultime settimane.

La strage di orsi e lupi - Cinque orsi, due lupi e una capra morti in due mesi nel Parco: è questo il triste bilancio. Tranne due cuccioli - che sarebbero stati uccisi dai genitori durante una disputa nel periodo degli amori - tutti gli altri sono stati avvelenati.

L’ipotesi stricnina - Secondo il Wwf sarebbe stata usata la stricnina. Il risultato dei primi controlli, effettuati dagli agenti del Corpo forestale dello Stato, presso gli allevamenti della zona dove sono stati ritrovati gli orsi, hanno dato infatti esito negativo. L’Istituto Zooprofilattico di Roma cerca sostanze venefiche come la stricnina, potente topicida, o anticrittogamici, antifungini utilizzati in agricoltura.

Una task force per proteggere gli orsi - Intanto le voci si rincorrono: il sindaco di Gioia dei Marsi ha riferito di un altro orso morto, mentre di un altro ancora, dotato di radiocollare, si sarebbero perse le tracce. Ma dal Parco non è arrivata conferma. Per setacciare palmo a palmo i boschi del Parco, alla ricerca di altri animali eventualmente avvelenati, il Corpo forestale dello Stato ha impiegato 40 agenti della task force istituita tre anni fa proprio per proteggere gli orsi.

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Lasciò messaggio in bottiglia: dopo 94 anni lo trova figlio



Lun 8 Ott - 16.03

(AGI) - Seriate, 8 Ott. - Un messaggio in bottiglia “gettato nel mare” del tempo è riemerso dopo 94 anni in fondo a un cantiere. Un cantiere che si trova dove adesso c’è l’ospedale di Seriate e dove per decenni c’è stata la fabbrica di birra Von Wunster e dove 94 anni fa c’era lo stabilimento in cui veniva prodotta la Birra Seriate. Ed è stato in quello stabilimento che il piccolo Carlo von Wunster, 13 anni, nel lontano 1912 aveva infilato in una bottiglia (di birra, ovviamente) un messaggio che con grafia infantile e con qualche errore di grammatica proclamava: «Chi questo foglio troverà, un tesoro avrà. Chi questo foglio trovera» (senza accento, ndr), fara piacere di consegnarlo al padrone di questa fabrica di Birra Seriate». Non solo: «Memoria dei muratori che fecero questa casa. I) Beppo Enrico Mazzoleni capo II) Balandris Giovanni III) Scodeletti Tone IV) Bonini Giuseppe detto Nasì. V) Mazzola Ang. VI) Bettinelli (uno scarabocchio, ndr) anche il capo padre Mazzoleni». Firmato «Carlo von Wunster che scrisse questo foglio» e poco sotto «Il padrone Enrico von Wunster e figlio Gianenrico von Wunster e famiglia». La bottiglia e il messaggio sono rimasti al buio delle fondamenta dell’edificio fino a qualche giorno fa durante i lavori di ampliamento dell’ospedale. Diretti, vedi il destino, dall’architetto Glauco Von Wunster, che di quel bambino è proprio il figlio. «Una storia incredibile - racconta oggi lui -. È una di quelle vicende che non si sanno spiegare. Anche perché i segni del destino non sono finiti qui: uno dei muratori che sono citati nella lettera di mio padre, il Beppo Enrico Mazzoleni, è il nonno di Giulio Mazzoleni funzionario dell’Azienda ospedaliera di Seriate».


Australia, italiano avvelenato salvato da una flebo di vodka



Reuters - Mer 10 Ott - 09.11

SYDNEY - Un giovane turista italiano in Australia è stato salvato dalla morte per avvelenamento grazie a una flebo di vodka.

Il 24enne, in quel che sembrerebbe essere stato un tentativo di suicidio, aveva ingerito una grossa quantità di etilenglicole, una sostanza tossica presente nei liquidi anti-gelo che può provocare la morte.

I dottori gli hanno somministrato grosse quantità di alcol, l’antidoto convenzionale della sostanza, ma hanno esaurito le scorte dell’ospedale.

Non sapendo come continuare la terapia, i medici dell’ospedale di Mackay Base nello stato del Queensland hanno pensato di applicare al paziente una flebo di vodka, raccontano i funzionari dell’ospedale.

La strana terapia è stata sperimentata due mesi fa, ma la notizia è stata data solo oggi. Il paziente, di cui non si conoscono le generalità, si è salvato ed è stato dimesso dall’ospedale.

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Si arricchisce per un vuoto di memoria



Intrage - Ven 12 Ott - 13.00

La memoria, a una certa età, inizia a vacillare ma non è sempre un male. Come nel caso della signora inglese di 49 anni che per una stupida dimenticanza ha vinto un milione e trecentomila sterline. Perché? Si è scordata di aggiornare l’età di suo figlio nell’elenco dei numeri da giocare alla lotteria. Ogni numero della sequenza vincente ha un preciso significato per la famiglia: tra questi l’età del figlio che ha compiuto 27 anni il mese scorso. Ma la signora, ancora sotto shock per la straordinaria vincita, afferma di aver giocato il numero 26 per colpa dell’età, e non il 27. «Sto cominciando a dimenticare alcune cose», ha affermato, tra queste di aggiornare il numerino magico nell’elenco vincente. E ora con il bottino tutta la famiglia, moglie smemorata compresa, sta per partire per una vacanza speciale in Florida.


Australia, cade dal 9° piano: si rompe soltanto una gamba



Voleva fare uno scherzo all’amico che si trovava nella stanza d’albergo accanto alla sua, e per riuscire nel suo intento ha improvvisato un ponte di tavole sospeso fra le due finestre, al nono piano.

La struttura non era evidentemente solida e l’uomo, un australiano di 35 anni, ha fatto un volo dal quale in pochi avrebbero scommesso ne uscisse vivo.

Eppure la fortuna ha voluto che il burlone, dopo l’incredibile schianto, si rompesse solamente una gamba. Ad evitargli il trapasso, stando a quanto dichiarato dai testimoni oculari, una pergola sottostante, che di fatto ha attutito la caduta. L’uomo si trova ora in ospedale, con una gamba ingessata e molte contusioni guaribili comunque in breve tempo.


Firenze, vive su un albero per impedirne l’abbattimento



Non si ferma la protesta di Antonio Laganà che ha trascorso la sua quarta notte su un albero di viale Morgagni, a Firenze. L’obiettivo dell’uomo è quello di fermare l’abbattimento delle piante deciso per lasciar spazio alla tramvia.

Le sue condizioni di salute, a detta del medico che l’assiste, sono buone. Ogni 5-6 ore Antonio scende dall’albero per sgranchirsi le gambe, si riposa un po’ in una tenda posizionata sotto la pianta e poi risale.

Sui rami Antonio si sistema su alcuni guanciali e si lega con una corda. Sul posto resta il presidio dei Comitati che, a staffetta, prestano assistenza ad Antonio e informano i cittadini di quanto accade.

«Il sindaco Leonardo Domenici - ha detto Fiammetta Giovacchini, portavoce dei Comitati - non ha voluto riceverci e questo è un fatto grave. Come cittadini abbiamo il diritto di esprimere le nostre idee e vogliamo essere ascoltati». Il cantiere, intanto, resta fermo e non si sa se e quando i lavori riprenderanno.

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Antonio Laganà su uno degli alberi destinati ad esser abbattuti


Rubano per disperazione, derubato gli assume



C’è chi per trovare lavoro invia il proprio curriculum vitae alle aziende e chi, invece, raggiunge lo stesso obiettivo derubandole. A Cremona, un imprenditore particolarmente generoso, ha assunto due persone che, pochi giorni prima, avevano tentato di sottrarre delle costose attrezzature dalla sua impresa.
«Ho capito che se hanno deciso di rubare - ha spiegato Vincenzo Croce, imprenditore 52enne - è perché erano disperati e non avevano altre scelte».
I due individui, M.G. di 38 anni e V.P. di 39, vivono nella zona e, va precisato, fino a domenica erano incensurati. Quel giorno sono stati infatti sorpresi dai carabinieri in flagranza di reato e processati per direttissima: i due hanno chiesto il patteggiamento e sono stati condannati a sei mesi e a pagare una multa di 200 euro. Ora sono stati rimessi in libertà e attendono di dare una svolta alla propria vita.
«A tutti può capitare di sbagliare», ha detto l’imprenditore di Pegognaga.

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Arte: la Gioconda ha un pelo



Ansa - Gio 18 Ott - 19.24

WASHINGTON - Un ingegnere francese ha studiato con tecniche avanzatissime la Gioconda ed ha fatto una scoperta: ha un pelo. L’ingegner Cotte ha fotografato in tutti i modi il capolavoro di Leonardo, utilizzando anche i raggi infrarossi e ultravioletti, per individuare un sopracciglio che non si vede a occhio nudo, ma solo nelle immagini ad alta definizione. Si tratterebbe, rivela, della «prova definitiva che Leonardo da Vinci aveva dipinto ciglia e sopracciglia» alla Monna Lisa.

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Caserta, impronte uomini di 300mila anni fa ora visibili a tutti



Reuters - Sab 6 Ott - 17.47

NAPOLI - Le impronte di uomini vissuti almeno 300 mila anni fa sono l’attrazione di un sito paleontologico in provincia di Caserta che da oggi, dopo quattro anni di lavori di scavo, è accessibile a studenti e turisti.

Le tracce dell’homo erectus sono state rinvenute nel 2003 a Tora e Piccilli, un piccolo comune del Casertano che sorge vicino a un antico vulcano, attivo tra i 385.000 e i 325.000 anni fa. E ora, dopo i lavori di sistemazione finanziati anche dalla Ue, l’area potrà accogliere visite guidate che per tutto il mese di ottobre saranno gratuite, come informa un comunicato.

Ma accanto al sentiero di orme fossili di Tora ora sembra esserne spuntato un altro, a tre chilometri di distanza. «Abbiamo trovato un secondo sito, a Marzano Appio - ha detto nel comunicato il professor Paolo Mietto, docente dell’Università degli studi di Padova e coordinatore dell’equipe di studiosi - dove è stata ritrovata una superficie che almeno apparentemente è la continuazione di questa. Sono visibili una decina di impronte , ma le tracce di transito sono più intense. Anche qui abbiamo trovato diverse tracce di transito ed è per questo che crediamo ci fossero più di sei uomini».

In tutto, gli studiosi hanno individuato un centinaio di impronte, in un’area di circa duemila metri quadri, e parlano di un transito lungo i sentieri che passavano per il vulcano. In particolare sono state individuate sei “piste”, corrispondenti ad altrettanti “individui”.

«Quello che rende diverse queste impronte rispetto ad altre ritrovate, ad esempio, in Tanzania, dove sono state ritrovate impronte più antiche ma di ominidi, è la caratteristica propria del piede. Il piede umano ha l’arco plantare, che è una interruzione nella superficie di appoggio del piede e solo il genere homo ha questa caratteristica», ha detto Mietto.

Un altro motivo di unicità sta nel fatto che le impronte sono le uniche ad essere su di un pendìo, mentre tutte le altre sono su superfici pianeggianti, hanno spiegato i ricercatori, secondo cui ciò «rende possibili studi sull’apparato locomotore e sull’andatura degli ominidi del Medio Pleistocene mai tentati prima».

Secondo i calcoli sviluppati dagli studiosi, coloro che lasciarono le impronte erano alti circa 1 metro e 55 centimetri.
 
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4 replies since 25/3/2007, 05:13   5310 views
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