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#248 Anima d' acciaio

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V.M.
view post Posted on 15/5/2007, 15:24




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#248 ANIMA D' ACCIAIO
Soggetto e sceneggiatura: Bruno Enna
Disegni: Fabio Celoni
Copertina: Angelo Stano

Ecco cosa ho scritto altrove a proposito di "Anima d' acciaio":


“Mediocre” credo sia l’ aggettivo che meglio possa definire il Dylan del mese.
Mi aspettavo la redenzione di Enna dopo la prolissa e soporifera “I cerchi nel grano” e dopo l’ innominabile “Jenny Dentiverdi”.
E invece le aspettative sono state complessivamente disattese.
Certo, l’ albo è presentabile e realizzato con mestiere; certo, non ci sono gravi sbavature.
Ma non si può fare a meno di notare un’ evidente mancanza di idee non dico “addirittura” originali o geniali, ma quanto meno interessanti.
Il soggetto è di una linearità e di una prevedibilità disarmanti.
La sceneggiatura e l’ onesta professionalità dell’ autore riescono in parte a rendere leggibile il tutto, ma non abbastanza da mantenere alti il coinvolgimento e l’ attenzione dei lettori: troppi sono i dialoghi, troppe le parentesi sulla pseudo-storia dell’ arma, troppe le spiegazioni di cui si poteva fare a meno. E la noia non tarda a farsi sentire.
Insomma, “Anima d’ acciaio” non scorre e non appassiona come dovrebbe; ha poco ritmo e pochissimo spessore, sia a livello di trama, sia di caratterizzazione psicologica dei personaggi.
Sicuramente qualche spunto positivo, come dirò a breve, lo si può intravedere, ma resta il fatto che siamo di fronte ad un esempio della media qualitativa dei Dyd degli ultimi anni; mediocrità: nulla di più, nulla di meno.

SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER

Un’ arma maledetta che spinge al suicidio il proprietario di turno: un facile espediente per intavolare la solita catena di morti.
E poi la verbosa e prolissa spiegazione storica della maledizione, con l’ abituale scetticismo del nostro Dylan.
L’ armaiolo e Jessie James sono caratterizzati appena discretamente; le sequenze delle varie morti sono a volte interessanti (Snake), altre meno (Ronnie). Imbarazzante la trovata della mosca (con Kirsten): inutile che ci si sforzi di cercare delle interpretazioni nobili per una caduta di stile così evidente ed imperdonabile: sicuramente il punto più basso dell’ albo.
Apprezzabile (seppure prevedibile) il collegamento con la catena di incendi e con la vita di Chester Wise, personaggio comunque estremamente stereotipato.
Il finale è come sempre carico di spiegazioni superflue ed evitabili (“La pistola dei suicidi desiderava suicidarsi. Ma, per farlo, doveva fondere nella fornace in cui era nata!”) e di frasi sentenziose e cariche di principi moral-filosofici a buon mercato e dei quali avremmo volentieri fatto a meno (“Io so solo che non tutti gli uomini riescono a convivere con i propri sensi di colpa e che, per sfuggire alla realtà -e alla pazzia- a volte usano gli oggetti, caricandoli di significati” oppure ancor di più la risolutoria “Le armi, maledette o meno, sono solo degli optional. Inutili protesi della nostra coscienza sporca”).
Ora, affermazioni del genere le vedrei bene in un romanzo storico alla “Guerra e pace” o in un polpettone cinematografico politicamente impegnato, non certo in una storiella leggera, fantasiosa e pseudo-horror come questa, che di crudo e realistico non ha davvero nulla.

FINE SPOILER FINE SPOILER FINE SPOILER FINE SPOILER

Spendo, infine, un paio di righe per lodare Celoni, autore ancora una volta di una prova del tutto convincente: i suoi disegni, nonostante qualche tavola sia troppo “dysneiana” per un fumetto horror (ad esempio, certi particolari dei visi sono a volte esasperati, quasi caricaturali), sono questa volta l’ unico motivo per cui un giorno potremmo aver voglia di rileggere “Anima d’ acciaio”_

V.M.-vietato ai minori-
V.M.since1986
 
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