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Il capolinea, Almanacco della Paura 2007

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V.M.
view post Posted on 17/5/2007, 23:52




ALMANACCO DELLA PAURA 2007

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IL CAPOLINEA
Soggetto e sceneggiatura: Giancarlo Marzano
Disegni: Giampiero Casertano
Copertina: Angelo Stano



Ecco come altrove avevo commentato la storia:


L’ Almanaco della paura 2007 ci offre il ritorno ai testi di Giancarlo Marzano, fino ad ora visto all’ opera su un altro Almanacco (’04) e sugli ultimi due Maxi.
La crescita di Giancarlo da una prova all’ altra è evidente: dopo aver esordito con l’ acerba, piatta e scontata “Le notti di Halloween”, ha dato più profondità agli intrecci nelle successive “Terrore sul mare” e “Lo Scavatombe”, due gialli/horror comunque nel complesso dimenticabili.
Ed ora, con “Il capolinea”, la soglia della sufficienza è quasi raggiunta.
Anzi, leggendo le prime 30 pagine l’ impressione era di trovarsi di fronte ad un gioiellino di ispirazione e di sceneggiatura. Peccato che subito dopo la tensione e l’ attenzione del lettore inizino a calare gradualmente a causa di un’ escalation di espedienti horror banali, triti e ritriti.

SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER

Già, un incipit davvero degno di nota: le caratteristiche e i problemi di tutti i viaggiatori sono presentati accuratamente, sono credibili ed estremamente coinvolgenti; il ritmo è incalzante, i dialoghi molto efficaci e soprattutto veri, così come i vari flash-back.
Una coppia di anziani con lui che nasconde a lei il proprio male incurabile; una giovane vedova che lavora umilmente per mantenere la figlia; una ragazza ricca che scappa di casa per coronare il suo sogno d’ amore con un poco di buono; un Dylan che accusato di non sapersi assumere le proprie responsabilità rompe con la fidanzata.
Sono loro ad entrare nell’ autobus. E le loro reazioni (diverse ed in linea con il carattere di ciascuno) all’ ingresso in scena e alle minacce di due teppisti sopravvenuti forse si qualificano come il momento più riuscito dell’ albo.
Fino a questo punto Marzano merita i nostri elogi (ed è lecito pensare che in futuro possa riuscire a regalarci qualche capolavoro: le idee ci sono e un certo talento lo si può scorgere già ora).
Il resto dell’ albo, però, rovina quanto di buono si era visto nella prima parte: il piano superiore dell’ autobus è pieno di ritornanti che temono la luce e che sperano di nutrirsi dei nostri (sigh...); il tragitto è una sorta di viaggio tra angosce e speranze dei passeggeri; e la salvezza (vale a dire il modo per far ripartire il mezzo e per ritornare alle proprie case) è raggiungibile solo ritrovando la perduta voglia di sperare. Insomma, guai a chi non ha fiducia: si smarrirà nel buio e verrà dilaniato dai mostri di turno.
Detto così il tutto potrebbe sembrare persino divertente. Ma la noia, la prevedibilità e il tono sempre più serioso e sentenzioso dei dialoghi finali, così come delle presunte spiegazioni del caso, affossano la pazienza del lettore e lo portano a leggere sempre più distrattamente e con sempre minore immedesimazione.

FINE SPOILER FINE SPOILER FINE SPOILER FINE SPOILER

Sembrerà un paradosso, ma il fatto che Dylan Dog sia un fumetto “horror” a volte (e sottolineo “a volte”) è un limite.
In molti casi si ha l’ impressione che spunti ed idee interessanti dei soggettisti (es. l’ inizio della nostra storia) vengano sminuiti e di conseguenza sacrificati in favore della necessità di inserire in OGNI albo l’ elemento soprannaturale o comunque legato in qualche modo al filone horror (nel nostro es. la fuga dai ritornanti affamati).
Se a ciò si aggiunge la presunzione di dare spiegazioni articolate e persino esistenzialistico-moraleggianti a vicende e situazioni così poco realistiche e credibili, è chiaro che il risultato spesso non è dei migliori.
Peccato, un’ occasione persa per stupirci_

V.M.-vietato ai minori-
V.M.since1986
 
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