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#247 Tutti gli amori di Sally

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V.M.
view post Posted on 6/6/2007, 23:56




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#247 TUTTI GLI AMORI DI SALLY
Soggetto e sceneggiatura: Pasquale Ruju
Disegni: Piero Dall' Agnol
Copertina: Angelo Stano



Così avevo commentato l' albo al momento dell' uscita:


Storia godibile, onesta e leggibilissima, lontana dai picchi qualitativi di Ruju (fra le altre: “Un colpo di sfortuna” e “Il canto della sirena”), ma fortunatamente di gran lunga al di sopra della media personale dell’ autore, soprattutto se si considerano le sue ultime prove.
Va però sottolineato che se la piena sufficienza è raggiunta, gran parte del merito va all’ eccellente Dall’ Agnol. Un vero Artista: forse uno dei migliori, se non il migliore dei disegnatori dylaniati. Dopo il realismo particolareggiato degli esordi e dopo la scoperta della sintesi e della plasticità delle forme operata in “Lo sguardo di Satana” e “Il confine”, nell’ albo del mese egli cura e perfeziona la sperimentazione stilistica iniziata in “L’ Uomo nero” (lì con risultati non troppo convincenti) e continuata in “L’ uccisore di streghe”. Ora il suo tratto comunica stati d’ animo e atmosfere, aiuta l’ immersione del lettore nel mondo creato da Ruju. Alcune sue immagini sono un mix perfetto tra equilibrio, sintesi ed eleganza: si guardi il profilo di Sally a pagina 15, oppure la sua espressione facciale in basso a sinistra nella pagina 20, o ancora il suo sguardo spaventato a pagina 54.

SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER

La narrazione scorre con piacere e con pochi tempi morti, Sally affascina o suscita antipatia a seconda dei casi. I suoi “amori” sono ben caratterizzati, magari la sola psicologia di Mort è poco equilibrata, tanto da risultare a volte quasi caricaturale.
Dylan è l’ indagatore addetto alla risoluzione dei gialli, come spesso accade con Ruju; Bloch e Groucho fanno la loro onesta parte.
Il finale non sarà il massimo dell’ originalità e dell’ ispirazione, ma di certo non è una soluzione di comodo e non è stato “appiccicato” al resto dell’ albo pur di risolvere l’ intreccio: l’ intera storia è stata costruita fin dall’ inizio attorno alla trovata dell’ osteomorfosi.
Se infatti si prova a rileggere il tutto alla luce della spiegazione conclusiva, ci si accorge che la costruzione di Ruju regge, regge eccome: si pensi alla sequenza della cabina telefonica (Brett scappa spaventato dalla cabina e guarda caso subito dopo è Mort a parlare dalla stessa) ; oppure al momento in cui Sally conosce Mort: poco prima era con Brett in macchina, poco dopo si troverà stranamente a casa di Paul; oppure agli omicidi commessi da Mort, ai quali seguono delle apparentemente inspiegabili apparizioni delle personalità eliminate, le quali subito dopo scompaiono misteriosamente dalla vita di Sally.
Certo non mancano le incongruenze: possibile che Louis possa avere per ogni “personalità” un numero di telefono, un’ abitazione ed una professione differenti e reali? Difficile crederlo…
Nel complesso però non ci si può lamentare: gli “indizi” per risolvere il giallo non mancano e vengono sparsi lungo tutte le 94 pagine, non accumulandosi nel solo finale.
Ruju, dunque, ha creato una storia sulla base di un’ idea (il doversi “moltiplicare” per poter ottenere il pieno soddisfacimento della donna amata), l’ ha sviluppata con molto mestiere e non poca furbizia, ha reso il tutto abbastanza scorrevole ed ha goduto della classe di Dall’ Agnol.

FINE SPOILER FINE SPOILER FINE SPOILER

In fin dei conti nel plot di originale non c’ è quasi nulla, di memorabile assolutamente niente.
Però il lavoro dell’ autore è stato attento e professionale, equilibrato, privo di gravi cadute di stile.
Sufficienza meritata.

C’ è però una mancanza piuttosto grave che in Ruju si trova ad essere, salvo rare eccezioni, una costante: l’ assenza di splatter.
A ben vedere è proprio dall’ arrivo di Pasquale sulla serie regolare (nel lontano 1997 con “Il richiamo della foresta”) che gradualmente il nostro fumetto ha perso la sua irruenza emoglobinica.
Ora, non dico che i fiumi di sangue possano da soli rendere piacevole o meno una storia, ci mancherebbe: in molti albi della Barbato, di Medda o dello stesso Ruju, ad essere sinceri, non se ne sente neppure l’ esigenza.
Però in un giallo/horror classico quale è “Tutti gli amori di Sally” (peraltro anche abbastanza avaro di variazioni sul tema) dispiace non poco vedere come per ogni assassinio non solo lo splatter manchi, ma venga evitato come la peste dalla sceneggiatore: non è tanto la violenza gratuita a venir meno, ma proprio ogni minima scena anche lontanamente “disturbante”; è lasciato tutto, ma proprio tutto, all’ immaginazione del lettore.
E non si dica che la naturale ragione di ciò è nel “naturale cambiamento di Dylan”: una tesi del genere può essere condivisibile in relazione all’ ultimo Sclavi o ad una “Oltre quella porta” della Barbato, ma non ad una storia “tradizionale” come quella del mese. “Tutti gli amori di Sally” l’ avrebbe potuta tranquillamente firmare un Chiaverotti nei suoi (rari) momenti di debole ispirazione, il quale però avrebbe farcito il tutto con i suoi tipici e perversi siparietti splatter.
Non ne sarebbe venuto fuori un capolavoro, ma forse il risultato sarebbe stato leggermente migliore_

V.M.-vietato ai minori-
V.M.since1986
 
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