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#252 Poltergeist!

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V.M.
view post Posted on 11/10/2007, 23:39




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#252 POLTERGEIST!
Soggetto e sceneggiatura: Giuseppe De Nardo
Disegni: Daniele Bigliardo
Copertina: Angelo Stano



Ecco come altrove ho commentato l' albo:


Esattamente un anno fa la coppia De Nardo-Bigliardo sorprendeva una buona parte dei lettori con “Il gran bastardo”, albo avvincente e di ottima fattura, ma per alcuni (non per il sottoscritto) trascurabile in quanto non in linea con il personaggio.
“Poltergeist!” è di livello inferiore, inutile negarlo, ma oltre ad essere una storia accettabile delinea sempre più chiaramente le peculiarità della poetica di De Nardo: intrecci aggrovigliati, tendenza al thriller, ritmo serrato e simpatiche situazioni a metà tra il film rosa e quello d’ azione.
Di certo si tratta di tematiche poco dylaniate e che facilmente possono far storcere il naso, ma la scrittura di De Nardo è ormai riconoscibile e tutt’ altro che anonima.

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Un albo agrodolce questo “Poltergeist!”: la sceneggiatura coinvolgente e l’ ottima caratterizzazione dei molti personaggi presenti sono accompagnate da un soggetto macchinoso, alquanto improbabile ed in alcune occasioni persino scontato.
Nella prima parte della storia sono introdotti i vari protagonisti: l’ avvenente Zelda, abile medium amica della Trelkovski; la (apparentemente) dolce Sid, vedova da qualche anno, con la quale Dylan convive per far luce su alcuni fenomeni paranormali ai quali lei ha assistito; la sua giovane figlia Becky, alle prese con ordinari problemi adolescenziali.
Quello tra Dylan e Sid non è solo un rapporto di lavoro: Becky lo intuisce e scappa di casa, così l’ Indagatore dell’ Incubo e Dan (l’ amministratore dei beni di Sid) si rivolgono al fidanzato di lei, un tale Max, per raccogliere notizie.
Poco dopo si apprende che il defunto marito di Sid era stato assassinato e che il presunto colpevole sta scontando la propria pena dietro le sbarre. E continua a dichiararsi innocente.
La rapidità con la quale si susseguono gli eventi non impedisce a De Nardo di dare uno spessore psicologico ai vari personaggi: Dan è un tipo irascibile e violento, lo si nota dalla durezza con la quale strappa informazioni a Max, ragazzetto orgoglioso e menefreghista, ma in fondo innamorato di Becky. Zelda ha un debole per Dylan e non esita ad infilarsi fra le sue coperte approfittando del sonno di Sid. Persino lo stesso Dylan, da parte sua, torna ad essere l’ inconsapevole e romantico sciupa-femmine di sempre: tradisce Sid, ma solo perché sedotto da Zelda e, dopo la calda notte con la seconda, manifesta lo scrupolo di essere stato da lei sfruttato per un semplice dispetto alla prima.
Paradossalmente più l’ intreccio si complica, più gli sviluppi della narrazione diventano prevedibili: la lunga uscita di scena di Dan insospettisce chi legge; la scoperta che Becky è posseduta la si può facilmente ricollegare all’ anima del padre in cerca di una vendetta che, nel finale, puntualmente sarà consumata.
Inoltre, per sbrogliare la matassa, De Nardo ricorre furbescamente ad un facile espediente, peraltro alquanto sleale nei confronti del lettore: la telefonata al buon Bloch, come sempre portatrice di indizi risolutivi. Così si viene a sapere che Dan è in realtà il fratello di Sid e che per una serie di motivi, economici e familiari, i due avevano deciso di far fuori il marito della stessa Sid.

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“Poltergeist!” non offre nulla di memorabile, sia chiaro, ma è un albo scritto con cura e la sua lettura è senz’ altro piacevole e scorrevole (complici i disegni del validissimo Bigliardo).
De Nardo offre una propria interpretazione di Dylan che è diversa da quella di Sclavi, a sua volta diversa da quella della Barbato, da quella di Medda e da tutte le altre. Ma il personaggio non ne risulta appiattito e conserva le proprie caratteristiche: rifiuta la violenza, non sopporta il fumo, si diverte con più donne ma sempre innamorandosi di loro e conduce le indagini in modo poco ortodosso.
Il principale limite di “Poltergeist!” (comunque -lo ripeto- al di sopra della sufficienza) e di molte altre storie di De Nardo è piuttosto la loro eccessiva “freddezza”: l’ autore si preoccupa principalmente dei personaggi e della solidità dell’ intreccio trascurando però l’ atmosfera del racconto; tutto è troppo razionale, leggero, poco approfondito; non c’ è poesia, non c’ è spazio per l’ interpretazione del lettore.
Insomma, mancano la geniale surrealtà di Sclavi o la delirante perversione di Chiaverotti; mancano il dissacrante spirito critico di Medda o la sconvolgente introspezione della Barbato.
Ma non mancano, per fortuna, la professionalità e l’ ispirazione di un autore che, oltre ad aver sfornato prove riuscitissime (la già citata “Il gran bastardo”), sicuramente in futuro potrà dare molto alla serie_


V.M. (vietato ai minori)
V.M. -dal 1986-
 
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