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Reality show, Speciale #21

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V.M.
view post Posted on 11/10/2007, 23:49




SPECIALE #21

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REALITY SHOW
Soggetto e sceneggiatura: Michele Medda
Disegni: Luigi Piccatto & Giorgio Sommacal
Copertina: Angelo Stano



Ecco come altrove avevo commentato l' albo:


Il nostro fumetto preferito ha ormai 21 anni. In 21 anni si cambia e Medda lo sa bene. Una volta dal suo sito ci aveva avvertiti: nel tempo le persone cambiano automobile, vestiti, abitudini, opinioni…come si può sperare che la poetica degli sceneggiatori di un fumetto seriale resti la stessa? Come si può sperare che un fumetto seriale resti lo stesso?
21 anni fa Dylan Dog viveva in una Londra simile a quella dell’ ‘86 ed aveva abitudini simili a quelle dei lettori: come molti di loro non aveva il computer, non usava cellulari, guidava il Maggiolone e scriveva con carta e penna.
Oggi, nel 2007, la differenza fra la realtà che circonda i lettori odierni ed il mondo di Dylan diventa sempre più marcata. Per gli autori si pongono quindi (e si porranno) due alternative: “congelare” il personaggio in un suo angolo di anni ’80 (sto citando “Fuori tempo massimo” di Recchioni…), oppure cambiarlo gradualmente con la logica conseguenza di renderlo a poco a poco sempre meno riconoscibile.
E invece Medda riesce a trovare una terza via: inserire il Dylan che Sclavi aveva creato nell’ ’86 in un contesto per noi “normale”, ma per lui sconvolgente: un modernissimo “Reality Show”. Così quello stesso Indagatore dell’ Incubo che una volta era così sexy per le lettrici e così “alla moda” per i lettori si ritrova come un pesce fuor d’ acqua in un Mondo che non è il suo.

SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER

Dylan entra nella “casa” senza essere riconosciuto, nonostante più volte i giornali gli abbiano dedicato interi articoli: i ragazzi del reality hanno altri miti, un vecchio detective timido come lui ed incapace persino di spogliarsi davanti alle telecamere non se lo fila più nessuno.
Più tardi Alphonse, uno dei concorrenti, dichiara gli obiettivi della propria vita: soldi e fama. L’ Indagatore dell’ incubo lo ascolta, vorrebbe dire la sua, ma preferisce tacere prendendo atto della propria inadeguatezza.
Emblematico il momento in cui Dylan chiede di poter leggere un libro e Merryl, colpito da una domanda così inconsueta, gli risponde sbigottito: “Un libro?!”
I messaggi lanciati da Medda sono chiari e ben inseriti nel racconto (nulla a che vedere con la battuta sulla “classe dirigente” che Sclavi buttava lì nel bel mezzo del 250): c’ è critica contro la logica dell’ audience, pietà nei confronti dell’ ignoranza dei partecipanti (Dharma); c’ è persino, nel finale, la tragica constatazione che nello spettacolo per andare avanti non serve il merito, ma è tutto affidato al caso. Dylan non ha capito il meccanismo del reality, non ne ha mai condiviso le regole ed i valori, eppure è il vincitore.
Splendida e significativa la sequenza dell’ eliminazione dal gioco di Sean: il cameriere in preda ad un raptus di esibizionismo si denuda e mostra i propri attributi ai telespettatori correndo attorno alla “casa”. Ottima trovata, così come le brevi e credibili storie di vita dei vari concorrenti, tutti ben caratterizzati (anche se leggermente stereotipati). Peccato che spesso la loro eccessiva spontaneità faccia dimenticare la presenza delle telecamere.
Gli elementi horror purtroppo mal si inseriscono in un plot così squisitamente realistico: appesantiscono inutilmente il racconto ed impongono a Medda di ricorrere ad un finale mediocre ed abusato. Il dialogo fra il medico ed il prete puzza addirittura di riempitivo.

FINE SPOILER FINE SPOILER FINE SPOILER FINE SPOILER

La sceneggiatura, nonostante in 160 pagine il ritmo sia tutt’ altro che incalzante, è puntuale ed efficace. Riguardo ai disegni, Piccatto & Sommacal realizzano tavole molto espressive con pochi fronzoli: il lavoro di sintesi è evidente, ma non di rado lascia trasparire una certa frettolosità nella rappresentazione di volti, oggetti e paesaggi.
Nel complesso “Reality show” è un albo ben confezionato ed estremamente ispirato.
Medda è un’ ottima penna e un grande professionista del settore, ma ha come arma in più non tanto il “mestiere”, quanto la voglia di dire qualcosa, di comunicare un messaggio.
La classe e l’ originalità con le quali stravolge il contesto in cui Dylan agisce lasciando intatte le caratteristiche del personaggio non possono che rendere perdonabile il suo fastidioso atteggiamento moralistico_


V.M. (vietato ai minori)
V.M. -dal 1986-
 
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Larry Varedo
view post Posted on 1/10/2008, 19:03




Fra i migliori speciali ...
 
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